Precipita la situazione a Bangkok. I rivoltosi in camicia rossa che chiedono le dimissioni del primo ministro Abhisit Vejjajiva hanno fatto irruzione nel ministero dell’Interno, dove si trovava il capo del governo.
Abhisit sarebbe riuscito a fuggire a bordo di un’auto inseguito dalla folla. In un primo tempo i soldati non hanno fermato i rivoltosi, sostenitori dell’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, e solo più tardi è stato sparato qualche colpo in aria.
Dopo la fuga del premier dal ministero dell’Interno, il governo ha dichiarato lo Stato di emergenza. “Le forze armate della marina, dell’esercito e dell’aviazione sono state dispiegate a protezione di edifici pubblici, e nodi cruciali per il trasporto”, ha detto il colonnello Sunsern Kaewkumnerd.
“Abbiamo piazzato anche i blindati poichè i rivoltosi si sono impadroniti di diversi taxi per bloccare le strade”. Uno di questi blindati, però è finito nelle mani dei ribelli.
I disordini odierni sono scoppiati dopo che ieri i sostenitori di Thaksin, che vive in esilio negli Emirati Arabi Uniti, hanno preso d’assalto il vertice dei Paesi del Sudest Adiatico (Asean) a Pattaya, località balnerare a sud di Bangkok, costringendo i partecipanti a sospendere i lavori.
Il governo ha reagito con un’ondata di arresti che ha portato in galera, tra gli altri, Arismun Pongreungrong, un cantante molto popolare tra i capi delle “camicie rosse”, che ritengono il premier attuale un usurpatore e chiedono nuove elezioni.
“Ringrazio le camicie rosse che a Pattaya hanno mostrato la loro forza. Nei prossimi giorni vedremo un vero cambiamento” in Thailandia, ha dichiarato l’ex premier Thaksin, deposto con un golpe nel 2006, incoraggiando i manifestanti anti-governativi.
“Lo stato di emergenza equivale a una dichiarazione di guerra“, hanno affermato le ”camicie rosse”. E Jakrapob Penkair, portavoce Fronte Unito per la Democrazia ha aggiunto che nelle mani del movimento e’ un primo prigioniero, una guardia del corpo di Abhisit.