
«L’11 settembre cambiò la nostra percezione di Saddam Hussein». Così l’ex premier britannico Tony Blair ha cercato di spiegare l’intervento anglo americano in Iraq davanti alla Commissione di inchiesta Chilcot, istituita dall’attuale primo ministro Gordon Brown per far luce sulla vicenda Iraq. La riunione della commissione per ascoltare Tony Blair si è tenuta oggi a Londra. L’audizione durerà tutta la giornata. Il sito del Guardian la segue in diretta minuto per minuto.
Davanti al Queen Elisabeth Centre, dove Blair era entrato due ore prima dell’udienza da una porta secondaria, si era radunata una folla di manifestanti, tenuta a bada da vari cordoni di polizia. Dalle folla sono partite accuse di “vigliaccheria” nei confronti di Blair per avere evitato l’ingresso principale, mentre alcuni dei manifestanti indossavano maschere di un Blair con le mani insanguinate.
La deposizione è iniziata alle 10,30 e l’ex premier ha esordito affermando : «Fino all’11 settembre pensavamo che Saddam Hussein fosse un rischio e facemmo del nostro meglio per contenere quel rischio. Dopo gli attentati questa percezione degli Usa e della Gran Bretagna cambiò drammaticamente».
«Saddam non c’entrava niente con al Qaeda e con l’11 settembre» gli ha fatto notare Sir Roderic Lyne, membro della commissione. Ma Blair ha insistito che quelle stragi fecero crescere la paura che armi di distruzione di massa potessero essere usate contro l’Occidente, e ha ricordato come l’Iraq fosse di fatto riuscito a eludere le sanzioni dell’Onu.
«Dopo l’11 settembre, se tu eri un regime che aveva a che fare con le armi di distruzione di massa, dovevamo fermarti», ha spiegato Blair, dicendo che «questa era l’idea della Gran Bretagna, non degli Usa».
«L’opzione di rimuovere Saddam – ha aggiunto l’ex premier – è sempre stata presente dopo l’11 settembre. Le opzioni erano semplici: c’era la possibilità di adottare sanzioni efficaci, inviare ispezioni o in alternativa rimuovere Saddam», ha spiegato l’ex capo del governo di Londra, sottolineando come vi siano state «continue discussioni» e incontri nell’esecutivo prima di optare per l’invasione.
Blair ha cercato di tenere il punto sulla sua presunta subalternità all’ingombrante alleato americano. Per esempio dimostrando il diverso punto di vista sulla crisi palestinese della Gran Bretagna: Bush la teneva distante dall’Iraq e, secondo l’ex premier, faceva poco per risolverla frustrando i tentativi britannici.
