ROMA – Trump, nell’ultimo comizio (la campagna elettorale continua, anzi assume sembianze eterne, comunque sconfina e coincide con l’attività di governo) ha detto: “Guardate cosa è successo in Svezia, l’attentato venerdì…”. In Svezia venerdì non era successo nulla, nessun attentato. E tutti a segnalare la balla, l’errore di Trump, qualcuno ha anche avanzato l’ipotesi avesse confuso sweden (Svezia) con sehwan luogo afgano dell’ultimo attentato. Ma non è così, non è Trump che non ha capito, è la stampa, americana e internazionale, che in gran parte non capisce. Non capisce che quello di Trump non è errore, è strategia. Non è forma ma sostanza. Che Trump non si è sbagliato, tutt’altro: ha mentito sapendo bene perché mentiva.
Se solo i giornali e la tv e la radio e il web e la pubblica opinione avessero una memoria minima avrebbero invece capito. Se solo avessero ascoltato. Pochi giorni fa in altra pubblica uscita e soprattutto via tweet Trump aveva comunicato agli americani che “In Europa ci sono attentati che vengono tenuti nascosti, io lo so”. Quindi quello dell’attentato in Svezia non è un incidente, è una conferma. Trump narra alla sua opinione pubblica, al suo elettorato l’esistenza di una realtà nascosta. Nascosta dai “nemici”. Realtà nascosta che però Trump può disvelare. A condizione che nessuno presti più fede ai “nemici”.
E chi son i i “nemici” (Trump usa e usa e usa solo questo termine preciso, quindi lo fa a ragion veduta). I nemici sono entità esterne quanto più vaghe meglio è. Sì,  la Cina, l’Unione Europea a Trump non piacciono. Ma come nemici da additare alla sua gente Trump preferisce dire governi, commerci, insomma il generico ma fortemente odiabile sistema.
Più netto è Trump sui nemici interni. La magistratura “ignobile” che si oppone ai decreti del governo e mina la “sicurezza degli americani”. E gli organi di informazione, la stampa, la tv, la radio che dice Trump “non sono miei nemici ma nemici del popolo americano”.
Tutto ciò compone un quadro coerente. L’identificazione tra se stesso e il popolo, il resto “nemici”. L’assegnare alla stampa e alla magistratura, ma in sostanza a chi in qualunque forma si opponga, il ruolo di sabotatori e traditori. “Pagheranno caro, stanerò gli infami che hanno fornito le notizie” ha fatto sapere Trump a proposito del piano per usare la Guardia Nazionale come esercito di retata anti immigrati. Qualcuno ha fatto uscire la copia del documento che conteneva il piano e questo per Trump è “tradimento” non informazione, il fatto che il documento sia vero non importa, anzi aggrava. E soprattutto la narrazione costante e meditata al popolo fedele di una “verità alternativa” che comprende tra l’altro immigrati terroristi che colpiscono l’imbelle Europa che non avendo il coraggio di combatterli tiene nascosto il sangue versato dei suoi cittadini.
E non domandate come sia possibile credere a governi europei che nascondono i propri cittadini ammazzati dai terroristi in attentati nascosti alla gente, non chiedete come sia mai possibile pensare che si possano addirittura insabbiare e far sparire attacchi armati e morti. Non è obiezione valida. Per decenni nel secolo scorso in massa e ancora oggi più d’uno ha creduto e crede agli ebrei come governo occulto dell’economia mondiale. Noi italiani abbiamo creduto agli otto milioni di baionette e alla perfida Albione che tramava contro di noi…
Più di recente è ricetta sicura e forma garantita di creazione consenso il negare validità a qualunque informazione e fonte di informazione ufficiali bollandole tutte di complicità nell’uno o nell’altro complotto. La verità quindi è la negazione della realtà ufficiale, quindi ancora la negazione della realtà e basta.
Trump fa questo, non si sbaglia, lo fa con metodo. Lo fa e vince perché lo fa. Il quadro è coerente, vincente e, purtroppo, anche noto.