TUNISI, 24 OTT – Tutto secondo previsioni, o quasi. Lo scrutinio dei voti per l'elezione dell'Assemblea costituente tunisina sta delineando una forte affermazione di Ennahdha, in linea con quanto era stato previsto alla vigilia.
Il punto e' capire di quali dimensioni sara' la vittoria del partito confessionale, che aspira alla maggioranza assoluta, ma che difficilmente potra' ottenerla.
Quindi c'e' ancora da aspettare per capire se la colomba, che Rached Gannouchi ha scelto come simbolo del suo partito, spicchera' il volo da sola (molto improbabile) o se (molto probabile) avra' bisogno d'essere scortata da qualcun altro nel tragitto verso il potere.
In queste ore peraltro, e' tutto un intrecciarsi di numeri, piu' o meno piccoli, piu' o meno attendibili, sui quali pero' la commissione elettorale non vuole intervenire, rimandando tutto a domani pomeriggio. Scelta corretta e prudente perche', se gli attuali numeri venissero oggi in qualche modo ufficializzati e domani smentiti, chissa' cosa potrebbe accadere. Soprattutto se la delusione toccasse Ennahdha, pronta a scendere in piazza in caso di sconfitta.
A favore di Ennahdha – oltre alla sua ideologia fortemente connotata dall'islam – ha influito la scelta di giocare d'anticipo e di darsi un'organizzazione capillare che gli ha consentito d'essere presente e di farsi sentire ovunque.
Il voto di ieri e' semplicemente il saldo tra aspirazioni e impegno, e in questo momento le prime potrebbero non essere totalmente gratificate dal risultato. Ma la maggioranza (anche se non assoluta) dovrebbe comunque essere arrivata e ora Gannouchi non aspetta altro che di potersi sedere al tavolo delle trattative.
Con che posizione dipende dai numeri: non soltanto i suoi, ma anche quelli dei suoi antagonisti. Tra loro dovra' scegliere quelli con cui dialogare ed ai quali magari chiedere un passo indietro nei loro programmi elettorali (sul sociale), promettendo di fare altrettanto in campo economico.
Pur mancando i dati ufficiali, se c'e' un vincitore virtuale ci sono anche degli sconfitti. Ma adesso anche gli altri partiti – a cominciare dai grandi avversari di Ennahdha, dal Pdp (che ha ammesso la vittoria di Gannouchi) ad Ettakatol – vogliono ragionarci su per capire cosa non ha funzionato.
Resta comunque altissima la probabilita' che la Tunisia – passando per la Costituente – debba pensare ad una coalizione che la guidi verso un altro appuntamento fondamentale, quello delle politiche nel 2012, sempre che si riesca ad onorare questa scadenza. Gannouchi certo chiedera' per se' e per Ennahdha quanto piu' potere possibile, ma dovra' superare la diffidenza degli eventuali alleati che sanno bene come, senza precise garanzie, potrebbero restare schiacciati tra il peso del voto e l'iperattivismo degli ennahdhisti, che non smobiliteranno la loro macchina organizzativa.
In tutto questo la Tunisia laica, che pure ha avuto un forte appoggio dalla maggior parte dei media (giornali, radio, televisioni, siti on line), resta attonita in attesa dell'ufficializzazione dell'esito del voto chiedendosi solo ora se non era il caso – a seggi ancora chiusi – di cercare una grande alleanza in funzione anti-Ennahdha, ma non anti-islamica.
La frammentazione delle ipotetiche opposizioni ad Ennhdha e' stata clamorosa, e al giudizio degli elettori la sinistra s'e' presentata parcellizzata tra riformisti, verdi, comunisti, modernisti e chi piu' ne ha piu' ne metta. Un regalo bello e infiocchettato per il pragmatico Gannouchi, che sembra avere gia' dimenticato d'essere stato accolto al seggio, dove si e' presentato con moglie e figlia coperte dal velo, al grido di ''assassino''.
