Duramente criticato per aver appoggiato in modo fiacco e tardivo la rivoluzione tunisina, il governo della Francia ha accennato oggi, 17 gennaio, una sorta di mea culpa, riconoscendo di aver sottovalutato la collera dei tunisini di fronte al regime ”dittatoriale” dell’ex presidente Ben Ali.
”Senza dubbio, abbiamo sottovalutato, gli uni e gli altri, il grado di esasperazione dell’opinione pubblica di fronte a un regime di polizia” e ”dittatoriale”, ha detto il ministro della Difesa, Alain Juppé, riferendosi tuttavia non solo alla Francia, ma anche alle altre grandi potenze occidentali.
In questi ultimi giorni, la sinistra francese, sostenuta da molti giornali e commentatori, ha criticato duramente a linea di non-ingerenza e l’attendismo di Parigi rispetto alla rivolta dei tunisini. Nel mirino, più che il presidente, Nicolas Sarkozy, c’è la ministra degli Esteri, Michele Alliot-Marie, che il 18 gennaio si spiegherà davanti all’Assemblea nazionale.
Lo scorso 11 gennaio la responsabile del Quai d’Orsay, che ha sostituito Bernard Kouchner nel rimpasto di fine anno, aveva proposto alla Tunisia il ”know-how” dei francesi per il mantenimento dell’ordine e la gestione delle manifestazioni, che secondo le Ong avevano già causato diverse decine di morti. In un secondo tempo la Alliot-Marie era tornata sulle sue parole, spiegando di aver voluto contribuire a mettere fine alla repressione: ”C’erano spari reali, morti. Affinché tali situazioni non si riproducessero in futuro, ho detto che eravamo pronti ad aiutare e a formare le forze dell’ordine tunisine, come facciamo per altri Paesi”, ha detto al Journal du Dimanche.
L’ex candidata socialista alle presidenziali, Ségolène Royal, ha definito le parole della ministra uno ”scandaloso” sostegno a una ”dittatura”. Un ”grave errore”, ha commentato l’ex premier Laurent Fabius. Mentre per l’eurodeputato socialista Pierre Moscovici è una ”vergogna per la nostra diplomazia”. La leader dei Verdi, Cecile Duflot, ritiene che la Alliot-Marie debba ”scusarsi con i tunisini”. E anche il centrista Hervé Morin, ex ministro della Difesa di Sarkozy, ha preso le distanze.
Ma c’è anche chi minimizza. Dal presidente socialista Francois Mitterrand a Sarkozy, spiegano alcuni politici e intellettuali, la Francia ha sempre sostenuto Ben Ali, considerato una garanzia contro il fondamentalismo islamico.
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