
Il governo tunisino ieri 15 gennaio è stato sciolto dal presidente ad interim Foued Mebazaa, che ha incaricato il primo ministro Mohammed Ghannouchi di formare un nuovo esecutivo. L’annuncio è stato dato in diretta tv dallo stesso Mebazaa, che fino a stamani ricopriva la carica di presidente del Parlamento.
Nella sua prima apparizione pubblica televisiva, il presidente della Repubblica ad interim ha assicurato che ”nessuno sarà escluso” dal processo politico e che il prossimo esecutivo sarà un ”governo di unità nazionale” che ”rispetterà la costituzione”.
”Abbiamo discusso l’idea della coalizione di governo e il primo ministro ha accettato la nostra richiesta di formarla” ha detto alla Reuters Mustafa Ben Jaafar, leader del Partito dell’Unione della libertà e del lavoro all’opposizione. “Domani (oggi n.d.r) ci sarà un altro incontro con l’obiettivo di portare il paese fuori da questa situazione e di fare vere riforme. Il risultato delle discussioni sarà reso noto domani”, ha aggiunto.
Jaffar ha detto che nel pomeriggio di ieri molte personalità sono andate al Palazzo del governo dove sono state ricevute separatamente dal premier. Secondo la stessa fonte, ”i colloqui hanno riguardato le misure da adottare per porre le basi di un vero processo democratico e voltare la pagina di un sistema che ha fallito”.
Oggi Gannouchi incontrerà tutte queste personalità insieme. Ciò ”per capirsi (bene) sulla composizione di un governo di unità nazionale e mettersi d’accordo sui nomi di chi lavorerà nell’ambito di questo processo per arrivare a elezioni trasparenti, eventualmente con la supervisione internazionale”.
In particolare – ha aggiunto Jaffar – verranno istituiti due comitati per indagare, uno su ”eccessi e violenze” compiuti durante le contestazioni, l’altro sui dossier di corruzione. Il partito di Ben Ali, Rcd, non verrà escluso da questo processo ”per non destabilizzare l’apparato dello Stato ed evitare uno scenario simile a quello iracheno”.
La giornata di ieri ha visto presentarsi al Palazzo del governo per questa ”prima fase” di consultazioni tutti i partiti legali, la Lega dei diritti umani e il Consiglio dell’Ordine degli avvocati.
