Un pareggio, ma non uno zero a zero. Un pareggio delle buone intenzioni e non proprio dei fatti. Ma non soltanto un pareggio delle parole. Così sta finendo la partita del G20 tra Usa ed Europa. Gli americani volevano più soldi nel piatto, più spesa da parte dei governi. D’accordo con loro gli inglesi. Renitenti alla spesa erano francesi, tedeschi e italiani, tutti timorosi di allargare i deficit pubblici e dell’inflazione che necessariamente ne verrà . Qualcosa Washington ha ottenuto, sta scritto in quei mille miliardi messi a bilancio contro la crisi. Soldi veri, anche se non tutti veri. In parte già stanziati, in parte denaro fresco anti panico dei mercati.nel grande mare della finanza globale sono una davvero una goccia.
E poi, se mille miliardi sono una cifra impressionante per ciascuno di noi preso come individuo,
Gli europei volevano invece mettere in gabbia la “bestia” che ha scatenato la grande crisi, cioè i mercati finanziari fino a ieri liberi di far quasi ogni cosa. Hanno ottenuto la lista nera dei paradisi fiscali, quindi uno stop alla libera e piratesca corsa dei capitali. Soprattutto hanno ottenuto l’impegno a controlli “intrusivi”, cioè non solo formali, sulle attività finanziarie internazionali. Qualcosa ha ottenuto anche l’opinione pubblica di entrambe le sponde dell’Atlantico: mai più manager super pagati sulla base della speculazione.
Un pareggio dunque tra Usa ed Europa, mentre ancora da giocare è la partita con la Cina. Un pareggio che “muove la classifica” della squadra che gioca contro la depressione mondiale. Di meno il G20 non npoteva dare e forse neanche di più. Il “campionato” però continua e resta difficile, incerto e tosto.