Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama rischia di trovarsi in difficoltà se gli Stati Uniti non riuscissero a portare una posizione chiara ai negoziati sul clima di dicembre a Copenaghen.
Il direttore generale per l’ambiente della Commissione europea Karl Falkenberg ha spiegato che il campo di influenza di Obama è limitato e che il Congresso degli Stati Uniti non approverà una legge per il controllo delle emissioni entro i negoziati di Copenaghen sul clima di dicembre: Falkenberg lo ha spiegato giovedì 8 ottobre a Bangkok, durante l’incontro sul clima in cui sono presenti 180 paesi: «Noi possiamo solo aiutare gli Stati Uniti, ma aiutarli significa dirgli direttamente che il mondo ha una aspettativa».
I delegati avranno due settimane in Thailandia per provare a sostituire o estendere il protocollo di Kyoto del 1997, i cui limiti di emissione per i paesi industrializzati scadrà nel 2012.
Kyoto prevede una riduzione di circa il 5% dei livelli dei gas serra fermi al 1990: all’epoca non vennero fissati dei limiti alle nazioni in via di sviluppo. La Camera americana ha approvato un disegno di legge che ora deve essere esaminato dal Senato: la mancata adozione di una nuova legge in tempo utile per la fase finale dei negoziati di Copenhagen solleverebbe degli interrogativi su ciò che gli Stati Uniti possono fare per la riduzione dell’inquinamento, ha detto Falkenberg.
«Il margine che avranno i negoziatori americani sarà deciso da ciò che accade in seno al Congresso». Ciò che gli Usa si impegneranno a fare «dipende da quello che paesi come la Cina, l’India o il Brasile sono pronti a fare» ha aggiunto Falkenberg.
I funzionari della Casa Bianca al momento si rifiutano di commentare ciò che accadrà: le nazioni in via di sviluppo invece, hanno dichiarato di attendere di vedere cosa faranno i paesi ricchi, responsabili dell’immissione in atmosfera della maggior quantità di gas serra nel secolo scorso.
I colloqui sono in corso a Bangkok «ma sono troppo lenti per arrivare ad un accordo a Copenaghen» ha detto Falkenberg: «È necessario accelerare molto. Abbiamo bisogno di un maggiore impegno politico».
Dopo Bangkok, i paesi avranno un’altra settimana di incontri a Barcellona nel mese di novembre prima del vertice di Copenaghen. Per Yvo de Boer, funzionario delle Nazioni Unite che si occupa di clima, a Bangkok sono stati fatti dei «progressi significativi», ma manca «la leadership politica sulle questioni chiave».
