NEW YORK, 25 GEN – Pronti, via. La campagna elettorale di Barack Obama e' ufficialmente partita. Ed e' partita all'insegna di quella 'svolta populista' (cosi' l'ha definita il prestigioso Wall Street Journal) sdoganata nel lungo discorso sullo Stato dell'Unione, pronunciato ieri davanti al Congresso, dove il presidente ha lanciato il suo appello all'azione per costruire un'America pu' giusta.
''I milionari devono pagare almeno il 30% di tasse'', ha ripetuto oggi in una piccola fabbrica manifatturiera di Cedar Rapids, in Iowa, da dove ha iniziato il vero e proprio tour de force che in soli tre giorni lo portera' in ben cinque Stati. Quegli Stati-chiave che nel 2008 gli diedero la vittoria e che il prossimo 6 novembre potrebbero regalargli il secondo mandato alla Casa Bianca: oltre all'Iowa (lo Stato del Midwest dove quattro anni fa parti' la gloriosa cavalcata verso la Casa Bianca), l'Arizona, il Nevada, il Colorado e il Michigan.
Obama, lancia in resta, prosegue in maniera decisa nella sua 'crociata' contro i privilegi fiscali dei piu' ricchi che in quest'America – afferma – pagano meno di milioni e milioni di famiglie americane della middle-class. Qualcuno legge nelle sue parole un attacco – nemmeno tanto velato – a quello che il presidente continua a considerare il suo avversario piu' probabile alle presidenziali, Mitt Romney: il miliardario che sui suoi lauti guadagni ha ammesso di pagare meno del 15% di tasse. Per il presidente, in un Paese dove milioni di persone cercano un lavoro, e' una cosa inaccettabile. E' lo specchio di un Paese in cui la segretaria di Warren Buffet deve al fisco piu' del suo ricchissimo datore di lavoro.
Obama promette quindi battaglia – i repubblicani sono avvertiti – per imporre la cosiddetta 'Buffet Rule'. E' una di quelle promesse che vuole mantenere ''vive'', come ha sottolineato nello Stato sull'Unione. E al suo fianco – oltre all'oracolo di Omaha – si schiera anche un altro Paperone d'America, il miliardario filantropo Bill Gates, che in un'intervista alla Bbc si e' detto d'accordo col presidente: a chi guadagna piu' di un milione di dollari l'anno deve essere applicata un'aliquota fiscale di almeno il 30%. Un modo per i piu' ricchi – ha sottolineato il padre di Microsoft – di contribuire in maniera decisa al risanamento del deficit americano. Un modo – come dice Obama – per costruire un'America piu' giusta.
Ma la riforma fiscale obamiana non finisce qui. Il presidente, dall'Iowa, ha anche annunciato che ben presto – molto probabilmente in febbraio, in coincidenza con la finanziaria – presentera' il nuovo sistema fiscale per le imprese. E tra le misure ci saranno anche gli incentivi alle aziende che investono e creano posti negli Usa, mentre quelle che delocalizzano saranno penalizzate. Si tratta di un altro cavallo di battaglia della campagna elettorale di Obama, che sul terreno dell'occupazione sa di giocarsi gran parte delle sue chance di essere rieletto.
Ma oggi la Casa Bianca sorride piu' che mai per come la campagna elettorale si sta mettendo. Populista o no, l'affondo di Obama su temi cari a milioni di americani contrasta con la guerra in corso all'interno del partito repubblicano, dove i candidati rimasti in gara si screditano a vicenda attraverso colpi bassi di vario genere, indebolendosi a vicenda e rafforzando la figura del presidente. Che oggi sente la vittoria molto piu' a portata di mano rispetto a qualche settimana fa.
