WASHINGTON, STATI UNITI – ”Non essere riuscito a salvare il presidente John Fitzgerald Kennedy mi ha rovinato la vita per sempre”. Nel giorno del 49esimo anniversario dell’attentato di Dallas, parla Clint Hill, 80 anni, all’epoca capo scorta della First Lady, Jackie.
E’ lui l’uomo che in tutte le foto e nelle immagini viste e riviste di quei drammatici momenti si lancio’ sul cofano posteriore dell’auto presidenziale, una decappottabile, nel tentativo disperato di coprire il presidente dalle pallotole con il proprio corpo, come viene insegnato agli agenti dei servizi segreti.
Sempre sullo stesso cofano, si butto’ pure la moglie di Kennedy, mentre istintivamente cercava di raccogliere il materiale cerebrale del marito, colpito dalle pallottole. Su quei momenti, sui giorni successivi e sul suo rapporto con Jackie, Hill ha scritto un libro dal titolo: ”Mrs Kennedy and Me”. Il suo pensiero fisso resta a quel maledetto 22 novembre di quasi mezzo secolo fa: ”Ho totalmente fallito il mio lavoro, venendo meno alle mie responsabilità”’.
Quindi ricorda alcuni particolari di quel momento: ”Lo sparo che raggiunse il capo di Jfk provoco’ un rumore sordo, simile a quello di un melone quando precipita per terra e si spacca in mille pezzi. In quel momento vidi sangue, pezzi di ossa del cranio e materia cerebrale sparso ovunque. Molti di questi finirono su di me, sul mio vestito, sulla mia faccia, tra i miei capelli”.
Clint ricorda perfettamente gli occhi di terrore della moglie, e il suo tentativo di tenere la testa del marito sul suo grembo, in modo da cercare di proteggerlo. A quel punto, racconta di essersi tolto la giacca per cercare di avvolgere il volto del presidente e fermare l’emorragia.
Dopo quello choc, Clint ebbe per anni problemi di alcol e di grave insonnia. Nel libro rivela anche che in ospedale, Jackie tolse un capello del marito. Quindi decise in modo fermo di non cambiarsi nelle ore seguenti il vestito, tutto sporco di sangue. Ed e’ con quel vestito che Jackie affianca Lindon Johnson nella famosa foto del suo giuramento a bordo dell’Airforce One.
”Facemmo di tutto per convincerla a cambiarsi, ma lei non volle sentire ragioni. Disse a tutti: ‘Voglio che gli assassini vedano cosa hanno fatto”. Hill rimase nel servizio scorta della Casa Bianca, ma la sua vita cambio’ per sempre. Il volume per una volta evita di rivelare particolari piccanti delle tante storie extraconiugali di Jfk. Ma si limita a fornire un ritratto molto tenero della sua amicizia con la moglie del presidente, della quale Clint Hill e’ stato spesso una sorta di confidente:
”Mi chiedeva a volte una sigaretta, un vizio che non voleva fosse mostrato al pubblico. E arrivai anche a insegnarle a giocare a tennis. La accompagnavo spesso nei suoi viaggi all’estero, soprattutto in Europa, dove amava recarsi spesso”.
Una volta Kennedy, prima di un viaggio in Grecia, gli raccomando’ una sola cosa: ”Non lasci che la signora s’incontri con Aristotele Onassis”. All’epoca Clint non capi’ il perchè’. Poi pero’ dopo alcune indagini intui’ il senso di quella richiesta. A quel tempo nessun motivo legato alla gelosia. Piuttosto, secondo Clint, la richiesta di Jfk aveva a che fare con i problemi finanziari che il magnate greco attraversava all’epoca”. Il resto di Jackie e Aristotele è un’altra storia.
