PECHINO, 12 OTT – Il voto con cui il Senato americano ha dato il via libera al progetto di legge che prevede sanzioni alla Cina, che mantiene sottovalutata la propria moneta, lo yuan, potrebbe causare una ''guerra commerciale'' fra i due Paesi. Lo ha affermato oggi 12 ottobre l'agenzia di stampa di Stato Nuova Cina. ''Il Senato Usa – si legge in un commento – ha creato una bomba a scoppio ritardato che potrebbe scatenare una guerra commerciale fra le due prime economie mondiali''.
''E' un grave strappo alle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio, e non potra' risolvere i problemi dell'economia e della disoccupazione americani'', ha affermato Ma Zhaoxu sul sito del ministero, aggiungendo che ''ostacolera' gli sforzi per una forte ripresa nel mondo''.
La Cina ha espresso, attraverso diverse dichiarazioni, ferma opposizione al progetto approvato dal senato americano che spinge la casa Bianca a essere piu' aggressiva nell'imporre dazi e sanzioni nei confronti dei paesi che manipolano le proprie valute.
L'agenzia Nuova Cina, attraverso un lungo commento, ha puntato il dito contro i senatori americani, colpevoli di ''voler far diventare la Cina il capro espiatorio dei loro problemi interni prima delle elezioni presidenziali dell'anno prossimo, utilizzando la medicina sbagliata per curare i malanni cronici dell'economia cinese''.
Il portavoce ministro del commercio cinese, Shen Danyang, quello del ministero degli esteri, Ma Zhaoxu e il portavoce della banca centrale europea hanno tuonato contro il voto americano minacciando non solo ritorsioni cinesi, ma denunciando la possibilita' che le relazioni tra i due paesi vengano minate definitivamente, dichiarando il voto espresso dal Senato americano contrario a qualsiasi regola internazionale, soprattutto quelle che regolano il commercio mondiale, temendo anche problemi per la soluzione del problema della crisi mondiale.
Per la Nuova Cina, il voto americano ha piantato ''una bomba ad orologeria'' in una guerra commerciale potenziale tra le due maggiori economie mondiali. Per questo motivo, Zhaoxu, a nome del governo cinese, ha chiesto ''al governo americano, al suo Congresso e alle diverse comunita' di opporsi alla legge e alla pressione posta sul tasso di cambio dello yuan, rimuovendo il pericolo di protezionismo''.
Il portavoce della diplomazia cinese ha sottolineato come lo yuan si sia gia' apprezzato del 30% circa contro il dollaro da quando la Cina ha cominciato, nel 2005, a riprendere il processo di riforma del tasso di cambio. Nello stesso periodo, secondo statistiche del ministero del commercio cinese, il tasso di disoccupazione americana e' salito dal 7 al 9%.
Proprio sulla disoccupazione americana e sui problemi interni arriva un'altra stoccata dell'agenzia Nuova Cina secondo la quale i problemi americani non sarebbero derivati ''dalla sottostima dello yuan ma da problemi strutturali americani che hanno abbandonato una economia basata su servizi e colpire la moneta cinese non serve a risolvere il problema della disoccupazione.
Se i prodotti cinesi – continua la Nuova Cina – costeranno di piu', gli americani ne cercheranno altri piu' economici, magari provenienti da Vietnam e Indonesia''.
