Dice un antico proverbio cinese che litigare รจ come cercare di tagliare l’acqua con una spada. C’e da chiedersi se il presidente americano Barack Obama e quello cinese Hu Jintao ci abbiano riflettuto durante i loro scambi e festosi ricevimenti, dopo le trascorse tensioni, che hanno caratterizzasto la visita di Hu negli Stati Uniti. La risposta molto probabilmente รจ no.
Guardate come i media dei due Paesi hanno coperto la visita del leader cinese. La stampa del suo Paese esulta e parla di ”nuova era” nelle mai state facili relazioni tra Washington e Pechino. I media americani invece non si sono scaldati troppo, anzi molto poco, e parlano di ‘scetticismo” sul futuro dei rapporti sino-americani. Commenti sui festeggiamenti di Hu con tutti gli onori alla Casa Bianca, sul New York Times non sono neanche apparsi in prima pagina. Brutto segno.
La ragione per cui Obama e Hu si sono sbracciati nell’assicurare che Stati Uniti e Cina potranno procedere nel tempo in pace e prosperitร per anni a venire, scrive la rivista Time, รจ che nessuno dei due รจ convinto che ciรฒ avverrร . Infatti, i due Paesi si avviano verso due anni pericolosi durante i quali le pressioni per i litigi sono almeno pari a quelle per la conciliazione.
Lo sfoggio di amicizia tra i due รจ stato principalmente prodotto dalla speranza di disinnescare le pressioni che giร si stanno accumulando, perchรจ potenti centri di potere da entrambe le parti vogliono una politica piรน aggressiva verso il potenziale nemico. E tagliare l’acqua con una spada non รจ quello che vogliono.
I militari cinesi, sospinti da nazionalismo e interessi personali, stanno ampliando e modernizzando la loro flotta da guerra e tendono a trasformare il Mar della Cina Meridionale una sorta di ”lago” di Pechino. Le industrie statali, ed i loro sponsor protezionisti nel Consiglio di Stato, cercano di limitare i contratti manifuttarieri con l’estero. E il dipartimento propaganda del partito comunista cinese ha alzato il volume della retorica dello scontro.
Dall’altra parte del globo, negli Stati Uniti, crescono le sollecitazioni per ritorsioni economiche verso Pechino, e si stanno diffondendo come fuoco in una prateria. A settembre, il Congresso di Washington ha approvato a grande maggioranza una legge che imporrebbe balzelli tariffari sulle esportazioni cinesi come rappresaglia per le manipolazioni valutarie di Pechino, che innalzano i prezzi dei prodotti americani e favoriscono la disoccupazione domestica.
L’amministrazione Obama guarda con preoccupazione il crescere della tensione con la Cina. ‘E’ molto pericoloso – ha dichiarato un alto funzionario della Casa Bianca – perchรจ abbiamo in Cina questa arroganza nazionalista che furoreggia, e da noi molti americani che sono arrabbiati e spaventati”. Potrebbe bastare una scintilla per dar fuoco alle polveri, avverte un altro funzionario dell’amministrazione.
Ambienti della Casa Bianca ritengono che l’invio lo scorso autunno nelle acque del Mar Giallo della portaerei nucleare americana George Washington, dopo il rifiuto cinese di mettere le redini alle provocazioni della Corea del Nord, sua alleata, potrebbe convincere Pechino che una politica del genere potrebbe avere conseguenze spiacevoli. Ma รจ soltanto una supposizione.
Del resto, la Cina sta pagando il suo aggressivo nazionalismo nella sua stessa sfera di influenza. Paesi come il Vietnam, l’Indonesia, la Corea del Sud e il Giappone, che avevano scommesso su un riavvicinamento a Pechino, ora si chiedono se sia un alleato in cui avere fiducia.
Inoltre, rilevano ambienti che contano alla Casa Bianca, i prossimi due anni potrebbero generare ulteriori tensioni per via della transizione politica che avverrร in entrambi i Paesi. Hu sarร rimpiazzato nel 2012 e con lui tutti i suoi collaboratori piรน aperti all’Occidente, almeno sul piano commerciale, e la lotta per la successione farร sรฌ che la durezza sarร all’ordine del giorno piรน che il compromesso o la conciliazione.
Non andranno meglio le cose negli Stati Uniti, dove democratici e repubblicani stanno giร affilando i coltelli per le presidenziali del 2012, stesso anno in cui Hu se ne andrร di scena. I candidati di entrambi i partiti che concentreranno la loro oratoria sulla rampante disoccupazione troveranno un facile bersaglio nella Cina, che manipola a suo esclusivo vantaggio la paritร della sua valuta, rendendo piรน costoso tutto quello che importa, soprattutto dagli Stati Uniti.
Hu ha avuto un assaggio della rabbia e della frustrazione americane giovedi 20 gennaio quando si รจ recato al Congresso di Washington per incontrarne i membri. I colloqui hanno avuto carattere privato, ma da quanto se ne sa i parlamentari non hanno dato al presidente cinese il senso di benvenuto ricevuto alla Casa Bianca.
Gli hanno esposto le loro preoccupazioni, tra l’altro, sulla mancanza in Cina di libertร religiosa, sulle violazioni dei diritti umani e sulla pratica dell’aborto obbligatorio. Insomma, gliene hanno dette di tutti i colori.
Allora in questo quadro non sorprende che Obama e Hu abbiano cercato in ogni modo di dare l’impressione che i loro rapporti non solo sono buoni, ma che stanno addirittura migliorando. Ma ci vorranno molto piรน piรน che parole amichevoli e sfavillanti feste alla Casa Bianca per reprimereย i potenti impulsi per lo scontro che si stanno coagulando sia in Cina che negli Stati Uniti, incamminati entrambi verso un periodo di incerta transizione politica.
