WASHINGTON, STATI UNITI – Ora tutti vogliono i tremendi droni americani, ma averli non sarà facile. La Casa Bianca vorrebbe vendere i micidiali bombardieri senza pilota di cui dispongono il Pentagono e la Cia ai migliori alleati degli Stati Uniti, compresa l’Italia, ma diversi esponenti del Congresso frenano, sono contrari, perche’ temono la diffusione e proliferazione di tecnologie militari altamente sofisticate e segretissime.
Sulla disputa e’ pertanto in corso un acceso dibattito’dietro le quinte tra l’amministrazione di Barack Obama e diversi parlamentari che siedono nelle commissioni chiave di Camera e Senato, a quanto riferisce il Wall Street Journal, notando che la questione interessa in particolare alcuni Paesi della Nato, come altri del Golfo.
In prima fila c’e’ l’Italia, che già dispone di sei droni Reaper, però disarmati. Una proposta per la relativa fornitura di armamenti per i sei velivoli, per un valore fino a 393 milioni di dollari, è già stata presentata informalmente ad alcuni parlamentari, ma deve ancora essere sottoposta al Congresso per un esame approfondito, dove incombe la minaccia iraniana.
Secondo quanto afferma il Wsj citando anonime fonti dell’ amministrazione e del Congresso, la fredda accoglienza riservata a richieste del genere in passato da altri Paesi alleati ha anche ritardato il percorso della proposta dell’Italia, avanzata in un primo momento per poter proteggere in maniera piu’ efficace le proprie truppe in Afghanistan e ribadita poi nel corso del conflitto in Libia.
Ancora piu’ difficile la situazione della Turchia, che a sua volta vorrebbe avere a disposizione due droni armati e quattro per la ricognizione, da impiegare contro i militanti del Pkk, il partito fuorilegge separatista dei lavoratori del Kurdistan. Secondo alcune fonti l’accordo con Ankara difficilmente farà progressi se i parlamentari non sbloccheranno prima la fornitura all’Italia; cosi’ come quelli di alcuni Paesi del Golfo, che in piu’ devono fare i conti con timori di possibili ripercussioni su Israele, che peraltro e’ stato uno dei pionieri dello sviluppo dei droni.
”Ci sono tecnologie militari che ritengo non dovrebbero essere condivise con altri Paesi, a prescindere da quanto stretti siano i nostri rapporti”, ha affermato la presidente della commissione intelligence del Senato, Dianne Feinstein. Su tutto pesa il fatto che gli Usa stanno loro malgrado ”condividendo” con l’ Iran la tecnologia di uno dei loro droni piu’ sofisticati, il Sentinel RQ 170 stealth, che gli iraniani sono riusciti all’ inizio del mese ad intercettare e catturare quasi intatto.
Comunque, l’avanzamento della ricerca nel settore non si ferma e probabilmente gli Usa saranno ancora a lungo un passo avanti rispetto agli iraniani. Gia’ da tempo si parla ad esempio di dotare i soldati americani di un ”Piccolo killer”, o ”drone kamikaze”, ovvero un micidiale velivolo cosi’ piccolo da essere trasportabile in un semplice zaino e che puo’ essere scagliato contro un obiettivo. O persino di un drone dotato di ”autonomia letale”, cioe’ una sorta di ”Terminator” in grado di individuare, analizzare e colpire obiettivi in totale automatismo, in base a velocissime decisioni di un computer che eviterebbero incertezze deleterie da parte degli esseri umani.
