
TAMPA, STATI UNITI – Se le indicazioni degli ultimi sondaggi che lo danno ampiamente in testa verranno confermate, Mitt Romney si aggiudicherà martedì le primarie della Florida rilanciandosi nella corsa per la nomination repubblicana. Tuttavia, la strada per conquistare i 1144 delegati necessari e diventare cosi’ lo sfidante del presidente Usa Barack Obama potrebbe essere lunghissima e piena di ostacoli.
Almeno cosi’ spera ovviamente lo staff di Obama. A rendere difficile il cammino di Romney non sara’ solo la grinta di Newt Gingrich, l’ex speaker della Camera che ha vinto in South Carolina, ma anche le nuove regole stabilite dal partito repubblicano che in molti Stati prevedono una ridistribuzione proporzionale dei delegati.
Questo potrebbe far si’ che Romney, sempre che ridiventi lui il ”frontrunner”, dovra’ sudare molti mesi prima di pronunciare il fatidico discorso di accettazione della nomination, in programma a Tampa, al St.Pete Times Forum, tra il 27 e il 30 agosto.
Le difficoltà iniziano proprio dalla Florida: martedi’ notte, chi vince otterra’ solo 50 delegati, la meta’ dei tradizionali 99. E questo perche’ il Comitato Elettorale Repubblicano ha voluto punire il partito locale per aver anticipato la data del voto, mettendo in grave imbarazzo gli altri Stati. Inoltre, come ha gia’ annunciato e confermato proprio in queste ore, Gingrich non intende assolutamente gettare la spugna ma promette di dar battaglia sino alla fine.
Molto probabilmente lo stesso faranno gli altri due candidati: Ron Paul, il libertario, perche’ certamente non e’ stato mai interessato a appoggiare altri candidati, e Rick Santorum perche’ non vuole rinunciare a giocarsi le sue carte nel voto della Pennsylvania, il suo stato dov’è stato anche senatore, sebbene qualche dubbio sia emerso sabato. Sua figlia di tre anni, una disabile, è stata infatti ricoverata d’urgenza, e Santorum ha annullato tutti i suoi appuntamenti politici di lunedi.
Dopo la Florida, nel solo mese di febbraio, ci saranno 4 Caucus (assemblee di elettori): in Colorado, Maine, Minnesota e Nevada. In palio 128 delegati, il 5% del totale, che pero’ saranno assegnati ai candidati in modo proporzionale. Cio’ vuol dire che anche chi arriva terzo, puo’ continuare a sperare. Febbraio si conclude con altre due primarie, in Michigan e Arizona, che, com’e’ accaduto in Florida, sono state penalizzate dal partito. Sono elezioni ”winner take all”. Nei due stati chi vince prende tutto, ma sono in palio solo 116 delegati. Insomma, alla fine di febbraio, l’85% dei delegati sarà ancora tutto da assegnare.
Il 6 marzo arriva poi il ”Super Tuesday” con una valanga di primarie allo stesso tempo, ma quest’anno e’ meno ”super” del solito e difficilmente sara’ decisivo come in precedenza: nel 2008 erano in palio ben 1069 delegati in 21 Stati. Stavolta sono meno della meta’: 466 delegati in 11 Stati e molti di questi saranno di nuovo assegnati in modo proporzionale. Dopo il 6 marzo, quindi, ben 28 Stati non avranno ancora votato, e il 64% dei delegati sarà tutto da conquistare.
Ad aprile, con una serie di primarie ‘winner take all”, Romney potrebbe finalmente vivere il suo momento magico: il 24 si vota nel Nord Est, dallo Stato di New York al Connecticut, dal Delaware al Rhode Island, con in gioco 231 delegati. Prima, il 3 aprile, sarà stata la volta anche del Texas, uno stato che da solo vale 155 delegati. E li’ Rick Perry, il governatore che si è ritirato dalla gara, potrebbe far valere il suo appoggio a Gingrich, se nel frattempo non si sarà ritirato, cosa che alcuni esperti non escludono.
Secondo i piani dei democratici, i risultati del Nord Est, con la vittoria di Romney, e quello di Gingrich in Texas, potrebbero annullarsi l’un l’altro. A maggio, il 25% dei delegati non sara’ stato ancora assegnato. E i popolosi New Jersey e California voteranno il 5 giugno. Ecco perche’ gli strateghi di Obama confidano in una lotta tra i suoi rivali molto lunga e senza esclusione di colpi sino alla fine, che causerà gravi lacerazioni nel partito repubblicano e tra i suoi elettori.
