
WASHINGTON, STATI UNITI – A dire le cose come stanno veramente, la battaglia per la Casa Bianca si gioca in gran parte sui soldi, come dire una vera guerra all’ultimo dollaro. E il riccone dei candidati repubblicani per le presidenziali di novembre e’ senza dubbio il mormone Mitt Romney. L’ex governatore del Massachusetts e’ l’uomo che di soldi ne ha quanti ne vuole. Rappresentante del “big money”, finanziere d’assalto o “Mister 1%”, come e’ stato ribattezzato dal movimento Occupy Wall Street, che lo detesta.
Prima di Natale Romney aveva un gruzzolo di oltre 20 milioni di dollari. Ma a complicargli la vita c’e’ Rick Santorum, l’emergente ex-senatore della Pennsylvania, cattolico ultra-tradizionalista con piu’ figli a casa che soldi in banca, che ha umiliato il favorito Romney lasciandolo vincere martedi ai caucus dello Iowa per soli otto voti.
Santorum e’ partito tardi ma puo’ recuperare, soprattutto dopo l’endorsement del mega-miliardario e magnate dei media Rupert Murdoch, che ha grandemente rafforzato la sua posizione. Secondo il Nobel dell’economia Paul Krugman, che da tempo lo tiene d’occhio, Santorum sarebbe anche lo strumento dei ricchissimi fratelli Koch, magnati dell’industria petroliera e chimica. Con i Koch alle spalle, i soldi arriverebbero come se piovessero.
Santorum, di origini italiane di cui si vanta, e’ il leader del Ethics and Public Policy Center, pensatoio ultratradizionalista finanziato in gran parte dai Koch. Se nel terzo trimestre – chiuso in settembre – aveva raccolto solo 700.000 dollari, e in ottobre i suoi bilanci erano a zero, dopo il sorprendente risultato dell’Iowa in poche ore ha incassato oltre un milione di dollari in donazioni a favore della sua campagna. Ed ora potrebbe recuperare anche i soldi lasciati dai candidati di destra che si sono ritirati. Non se la passa male neppure Ron Paul, deputato texano ultralibertario piazzatosi terzo nei caucus dello Iowa, che negli ultimi tre mesi ha raccolto la bellezza di tredici milioni.
Passando fugacemente ai democratici, sul fronte dei finanziamenti non ha problemi nemmeno il presidente Barack Obama, che, pur non dovendo affrontare primarie, ha raccolto piu’ fondi di tutti i rivali repubblicani messi insieme, puntando soprattutto sulle piccole donazioni fatte da milioni di persone. Tra i siti indipendenti di monitoraggio piu’ completi, che tengono d’occhio le tasche dei candidati alla nomination del Grand Old Party, c’e’ OpenSecrets.org, che fornisce informazioni sulle campagne elettorali federali provenienti dai contributi diretti e dai Pac (Political Action Committee), i comitati di azione politica la cui liberta’ d’intervento e’ stata ampliata da una sentenza della Corte Suprema nel 2010.
In America, il Paese dove la fonte primaria di fondi elettorali e’ quella individuale, gli “hard money”, i contributi diretti, sono regolati dalla legge. Un privato puo’ donare un massimo di 2.300 dollari per ogni candidato, e 30.000 per un partito. Societa’ e associazioni sindacali non possono versare contributi diretti ai candidati, ma tutti possono creare un Pac per destinare qualunque somma a gruppi e organizzazioni non controllate da un candidato ma per acquistare a suo vantaggio spazi pubblicitari o altre attivita’ elettorali per lui vantaggiose.
I Pac sono grandi organizzazioni collaterali che sostengono i vari candidati, e consentono ai finanziatori piu’ ricchi di mettere qualunque somma a disposizione. Mitt Romney, per esempio, ha stabilito più Pac dei suoi concorrenti in diversi stati per aggirare le regole federali in materia di finanziamenti diretti per la sua campagna elettorale. Che poi, come la storia degli Stati Uniti insegna, i candidati più finanziati non vincano le presidenziali, è un altro discorso.
