WASHINGTON, STATI UNITI – Casa Bianca, Pentagono, Dipartimento di Stato e Cia sono incerti sul futuro del suo piu’ importante strumento di lotta al terrorismo: l’uso dei droni per le ‘uccisioni mirate’.
A causa dell’ improvviso addio del numero uno della Central Intelligence Agency David Petraeus, ma anche per il protrarsi dell’elaborazione di un ‘manuale di regole’ in corso da mesi alla Casa Bianca, e per una serie di polemiche dietro le quinte.
Dopo un uso intensivo dei micidiali aerei senza pilota in oltre 300 raid, che hanno portato all’uccisione di circa 2.500 persone, una discussione e’ in corso sull’opportunita’ che i droni vengano usati esclusivamente per eliminare i nemici che pongono una minaccia diretta agli Usa o anche per aiutare i governi alleati nel controllo del territorio.
Da tempo, riferisce il New York Times, c’e’ stato un ampliamento degli obiettivi. In un primo momento nel mirino c’erano essenzialmente solo esponenti di spicco di al Qaida che complottavano contro gli Usa. Negli ultimi due anni sono stati invece usati anche per eliminare militanti che si battevano contro le autorita’ pachistane.
E la stessa cosa e’ successa nello Yemen, dove sono stati colpiti estremisti che avevano indosso cinture esplosive. ”A meno che non stessero per salire su un aereo per gli Usa e’ difficile credere che rappresentassero una minaccia diretta agli Stati Uniti”, nota polemicamente sul NYT Micah Zenko, del Council on Foreign Ralations, secondo cui ”non diciamo che stiamo diventando la forza aerea contro la guerriglia in Pakistan, Yemen e Somalia, ma di fatto lo siamo”.
Con la Cia e il Pentagono a favore di un ampliamento del campo d’azione e il Dipartimento della giustizia e il Dipartimento di Stato che invece esortano alla moderazione, la discussione sui droni nell’amministrazione e’ diventata particolarmente accesa negli ultimi mesi, quando il presidente sentiva la necessita’ di lasciare un quadro normativo ben definito al suo successore, qualora avesse perso le elezioni.
In un’intervista lo stesso Obama aveva pubblicamente espresso la necessita’ di ”realizzare un’architettura legale, con l’aiuto del Congresso”. E ancora, in un’altra occasione ha affermato che ”la realizzazione di una struttura legale, i procedimenti, con una struttura di controllo, su come usiamo le armi senza equipaggio sara’ una sfida per me e per i miei successori”.
Una schiarita su cosa abbia in mente il presidente si potrebbe avere quando si sapra’ a chi affidera’ la guida della Cia. In pole position, secondo fonti di stampa, ci sono tre candidati che potrebbero garantire una certa continuita’. Tra i nomi piu’ accreditati c’e’ quello di Michael Morell, gia’ numero due e ora direttore ad interim dopo le dimissioni di Petraeus. E’ molto rispettato, ma secondo alcuni manca di ‘visione’. In lizza c’e’ poi Michael Vickers, sottosegretario alla difesa per l’intelligence, un forte sostenitore di una maggiore attivita’ paramilitare per la Cia.
Il nome piu’ accreditato e’ pero’ quello di John Brennan, consigliere della Casa Bianca per l’antiterrorismo. E’ uno degli artefici dell’espansione dell’uso dei droni in Pakistan e Yemen, ma che privatamente esprime la necessita’ che la Cia eserciti un maggiore controllo sulla selezione degli obiettivi. E forse e’ quello che alla comunita’ del’intelligence piace di piu’. Come ha detto un ex alto funzionario dell’Agenzia citato dal Washington Post, ”e’ difficile veder smantellare la campagna con i droni proprio da chi ne e’ stato uno degli architetti”.
