
IL CAIRO, EGITTO – Gli Stati Uniti non intendono interferire negli affari interni egiziani nè si schiereranno con questo o quel partito o personalità. Lo ha detto il vice segretario di Stato Usa William Burns al Cairo alla vigilia del possibile annuncio della nascita del nuovo governo egiziano e mentre tornano ad agitarsi nella capitale le piazze rivali dei seguaci del deposto presidente Mohammed Morsi e dei sostenitori della fase di transizione affidata ai generali dell’esercito.
Burns, il primo alto responsabile Usa a visitare l’Egitto post-Morsi, ha inoltre ribadito la necessità di evitare “arresti su base politica” in riferimento al fermo a cui è sottoposto da 12 giorni proprio il deposto presidente. Secondo fonti governative egiziane martedi è attesa al Cairo anche Catherine Ashton, alto rappresentante Ue per la politica estera e gli affari di sicurezza. La sua visita – non confermata ancora da Bruxelles – potrebbe coincidere con l’annuncio tanto atteso della formazione del governo affidato all’anziano economista liberale Hazem Beblawi.
Beblawi prosegue le consultazioni e ha incassato il sì di altri tecnocrati che, con molta probabilit�, diventeranno i ministri del primo esecutivo dell’era post-Morsi. Il deposto rais, membro della Fratellanza musulmana, è ancora in un luogo sconosciuto in stato di arresto da parte dei militari. Morsi è accusato tra l’altro – ma gli interrogatori non sono ancora cominciati ufficialmente – di incitazione all’uccisione di manifestanti pacifici. I generali hanno ribadito che non tollereranno alcun’azione provocatoria da parte dei seguaci del movimento islamico.
In particolare, come si legge in un comunicato delle forze armate, si mette in guardia chiunque tenti di avvicinarsi a siti militari. Lunedi scorso almeno 51 persone erano state uccise in scontri tra esercito e sostenitori di Morsi nei pressi della sede della Guardia repubblicana, poco lontano da piazza Rabia al Adawiya, dove dal 28 giugno sono riuniti migliaia di seguaci della Fratellanza musulmana. I leader del movimento, su quali pendono mandati di arresto e i cui beni sono stati congelati su decisione della procura generale tornata in mano a uomini di fiducia dell’esercito, hanno indetto per martedi nuove massicce mobilitazioni a partire da piazza Rabia al Adawiya, nel nord-est del Cairo, e a piazza Nahda, nel sud-ovest.
Sui social network circolano sempre più insistenti voci, non confermate, dell’intenzione dei seguaci di Morsi di “provocare una paralisi del Paese”, con blocchi stradali e altri atti di “disobbedienza civile”. Quel che è certo è che migliaia di seguaci del deposto presidente affollano già Rabia al Adawiya a ridosso del tradizionale iftar, la rottura giornaliera del digiuno nel mese di Ramadan. All’ alba elicotteri militari egiziani hanno sorvolato la piazza lanciando volantini ai manifestanti e invitandoli a sgombrare il sit-in e a tornare a casa.
Altre migliaia di manifestanti, sostenitori del processo di transizione seguito alla deposizione di Morsi, si sono invece dati appuntamento, sempre per l’iftar collettivo, nei pressi del palazzo presidenziale di Ittihadiya e della centrale piazza Tahrir. L’appello per queste altre manifestazioni è stato lanciato dal Fronte di salvezza nazionale, eterogenea piattaforma di sigle progressiste, nasseriane, liberali e laiciste.
