Nell’era Obama il movimento per i diritti degli omosessuali incassa la prima vera sconfitta, ma non si dà per vinto e continua a lottare per i matrimoni gay. Gli elettori del Maine si sono opposti alla legge firmata dal governatore John Baldacci per le unioni tra persone dello stesso sesso.
Gli attivisti avevano attivato un tam tam impressionante di propaganda e fondi per sostenere la campagna a favore del provvedimento che avrebbe portato a sei gli stati americani che consentono le nozze omo. Invece il Maine si è aggiudicato la 31esima postazione fra quelli che hanno respinto la revenche gay con un referendum.
Il responso deludente per i gruppi lgbt è arrivato dopo un intenso testa a testa con il partito del no, finanziato tra gli altri sponsor dalle Chiesa dei Mormoni, da sempre battagliera per il matrimonio “tradizionale”.
A un anno dalla débacle californiana, dove sono stati messi al bando i matrimoni dello stesso sesso, gli attivisti del Maine hanno deciso di non abbandonare la loro lotta e hanno già in cantiere nuove iniziative. Tra le file del “sì” qualcuno lamenta le tecniche di conteggio dei voti “poco ortodosse”, dato che in alcune zone rurali le schede sarebbero state contate solo manualmente.
Per questa volta il referendum è stato bocciato da oltre la metà degli elettori, ma i gruppi omosessuali del Maine sperano di potere assomigliare un giorno ai cinque stati – Massachusetts, Connecticut, Iowa, New Hampshire e Vermont – che hanno legalizzato i matrimoni omosessuali per verdetto di tribunali o azioni legislative.
