WASHINGTON, STATI UNITI – E’ stato un rapporto molto difficile quello tra Condoleezza Rice, consigliere per la sicurezza nazionale e poi segretario di stato del presidente americano George W. Bush, e il suo vice presidente Dick Cheney. Lo racconta lei stessa in un libro di memorie di 734 pagine, dal titolo ‘No Higher Honor’ (Nessun Onore più Alto), che sara’ pubblicato il primo novembre.
Ma oltre ai conflittuali contatti con Cheney, che a volte la portarono anche a minacciare le dimissioni, la Rice racconta anche dei difficili anni dopo l’11 settembre 2001, nel suo libro, di cui il New York Times diffonde alcune anticipazioni. A quel tempo, la Rice era ancora consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca. Anni in cui si trovo’ ben presto ad essere in disaccordo con la linea dura sostenuta da Cheney e dal suo staff, che, per dirla con le sue parole, avevano ”una mentalita’ da super-falchi”.
Si tratta di un libro che fa seguito a simili biografie pubblicate di recente anche dallo stesso Cheney e dall’allora segretario alla difesa Donald Rumsfeld, che contengono aspre critiche alla Rice, sia per il suo lavoro alla sicurezza nazionale che per il successivo impegno al dipartimento di Stato. Aspetti, che la Rice definisce ora divergenze, su questioni concrete, e nulla di personale. Rice era forse l’esponente dell’amministrazione che aveva i rapporti piu’ stretti con il presidente.
Spesso cenava con lui e la sua famiglia, o trascorreva con loro i fine settimana a Camp David. Ma non mancavano i contrasti anche con Bush. Come nel 2006, sull’opportunita’ di inviare altre truppe in Iraq a protezione della popolazione, sostenuta con forza da Bush. ”Allora quale e’ il tuo piano Condi? Lasciamo che si uccidano l’uno con l’altro? E poi proviamo a raccogliere i pezzi?”, disse il presidente, secondo quanto racconta la Rice nel libro, aggiungendo tra l’altro che l’espressione del volto di Bush indicava il cattivo andamento della guerra.
Ma la Rice racconta di tensioni anche tra altri componenti dell’amministrazione. Come tra Rumsfeld e Colin Powell, che e’ stato a capo del dipartimento di stato prima della stessa Rice. In un’occasione, Powell arrivo’ a dire con chiarezza: ”Uno di noi due se ne deve andare”. Fu poi lo stesso Powell a lasciare, alla fine del primo mandato di Bush.
E ancora, l’ex segretario di stato racconta di suoi contatti con vari leader internazionali. Come il presidente del Sudan Omar Hassan al-Bashir, ”che sembrava drogato”. O come il presidente libanese Emile Lahoud. Dopo avergli stretto la mano, scrive, senti’ il bisogno di fare una doccia. O ancora il presidente egiziano Hosni Mubarak, che respinse l’idea delle riforme affermando che ”gli egiziani hanno bisogno di una mano forte e non gradiscono interferenze straniere”.
Riguardo a Muammar Gheddafi, la Rice ricorda ”l’inquietante” attrazione che notoriamente il colonnello provava per lei. Arrivo’ a realizzare un video in cui si vedevano foto della Rice, con una canzone per colonna sonora dal titolo ”Fiore nero nella Casa Bianca”. Era ”strano”, scrive l’ex segretario di Stato, aggiungendo pero’ che ”almeno non era volgare”.