
Quando vecchi liberal e giovani progressisti pensano nostalgici a Camelot ed alla Grande Società , in genere hanno in mente i fratelli Kennedy, John e Bob, e Lyndon Johnson.
Ma probabilmente – come scrive la rivista Time – il più puro rappresentante di quell’epoca idealistica, quando il Big Government spendeva senza problemi, è stato un cognato: Sargent Shriver, morto martedi 18 gennaio in un ospedale del Maryland all’età di 95 anni.
Praticamente tutti gli straordinari programmi ideati e lanciati negli Anni Sessanta recano l’impronta di Shriver.
Fondatore dei Peace Corps ed ex-candidato democratico alla vice-presidenza, dal presidente Barack Obama, informato della morte di Shriver, è stato definito ”una delle stelle più splendenti della più grande generazione”, quella degli Anni Sessanta, quando l’America non aveva ancora perso del tutto la sua innocenza. Obama ha in particolare ricordato i Peace Corps, che hanno permesso a generazioni di Americani essere ambasciatori di buona volontà all’estero.
Con la morte di Shriver se ne va l’ultimo sopravvissuto della cerchia dei più stretti consiglieri di John F. Kennedy, di cui era cognato per averr sposato la sorella Eunice, e successivamente di Lyndon Johnson, che pur travolto dalla guerra in Vietnam avviò, tra l’altro, lui texano e un tempo conservatore, il processo di emancipazione dei neri.
Shriver ci mise poco a diventare il volto idealista dell’amministrazione Kennedy, della sua Camelot, inviando giovani volontari americani a cercare di riportare la pace in Paesi spesso lacerati dalle tensioni della Guerra Fredda. ”La sua vita è un modello per chi di noi aspira a mettere le necessità degli altri al di sopra delle nostre”, ha dichiarato l’ex-attore ed ex-governatore della California Arnold Schwarzenegger, che di Shriver ha sposato la figlia Maria.
Oltre 200 mila volontari americani hanno servito nei Peace Corps in 139 Paesi diversi, e il programma è sopravvissuto intatto ai mutamenti generazionali e politici. Dopo la morte di John Kennedy Shriver passò nella Casa Bianca di Lyndon Johnson, dando vita ad una serie di iniziative e programmi che costuirono il nocciolo della sua ”guerra alla povertà ”.
Tra essi spiccano Vista, Head Start, Job Corps, Community Action, Foster Grandparents, Legal Services, Indian and Migrant Opportunities e i Neighborhood Health Services. E’ stato anche ambasciatore in Francia dal 1969 al 1970.
Al momento della morte era presidente emerito delle Special Olympics, create dalla moglie Eunice, morta nel 1988, che si svolgono ogni due anni con la partecipazione di atleti mentalmente disabili. Nel 2003 Shriver annunciò che gli era stato diagnosticato il morbo di Alzheimer, e la sua famiglia divenne attiva nella US Alzheimer Association.
Laureato in legge all’Università di Yale, inizialmente Shriver si oppose al coinvolgimento degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale e divenne membro del movimento isolazionista America First. Ma poi ci ripensò e si arruolò in marina dove divenne vice-comandante. Lascia 5 figli e 19 nipoti.
I miei indimenticabili Anni Sessanta. Chi scrive ha conosciuto e intervistato Shriver, credo fosse il 1967, ad un ricevimento di beneficenza per i Peace Corps al Waldorf Astoria di New York. Ricordo poco dell’intervista: ma una cosa la ricordo. Con estrema gentilezza, da aristocratico qual’era, mi chiese se anche noi in Italia avevamo qualcosa di simile ai Peace Corps. Gli risposi che avevamo il volontariato cattolico., ma che non era la stessa cosa. Lui, devoto cattolico, mi rispose che l’importante era fare del bene, ovunque. Era un uomo buono e generoso. Che la terra possa essere lieve sulla sua tomba.
