Don Marini, il prete che vedete togliere e calzare i diversi copricapi al papa, dare i tempi delle processioni e dei riti sotto il baldacchino di san Pietro, ma anche nei posti più sperduti, dove il Pontefice nel suo augusto ministero si reca, è un altro genovese, già segretario di Canestri e di Bertone, riservatissimo, minuto, silenzioso ma oramai potentissimo.
Anche don Nicola Anselmi il responsabile della Pastorale dei giovani, uno dei temi più delicati per una Chiesa che lotta con il relativismo, la secolarizzazione, è un genovese, un prete di periferia, giovane e anche prestante, che Bertone ha voluto a Roma per conquistare il pianeta giovanile, quel mondo in fermento che la Chiesa vuole recuperare.
E come dimenticare monsignor Ettore Balestrero, sottosegretario agli Esteri della segreteria di Stato, di provenienza ligure. E magari indirettamente anche monsignor Cesare Nosiglia, di Rossiglione, provincia genovese, appena nominato a Torino, arcivescovo al posto del pensionato cardinal Severino Poletto. Un altro bertoniano, che era stato il candidato concorrente di Bagnasco per Genova . Tutti nell’orbita del genovese d’adozione, cardinal Bertone, nella quale figura anche qualche laico di spicco, come Giuseppe Profiti, il superdirigente del Bambin Gesù di Roma, ex vice presidente dell’ospedale Galliera di Genova, in vetta tra il managment vaticano anche se sulla sua testa pende una condanna a sei mesi con condizionale del Tribunale di Genova per lo scandalo delle mense, che falciò alcuni stretti collaboratori del sindaco della Superba Marta Vincenzi.
E come l’enfant prodige, Marco Simeon, il trentenne sanremese figlio di un benzinaio, che oggi è il direttore delle relazioni istituzionali e internazionali della Rai, dopo essere decollato grazie alla sua vicinanza alle stanze vaticane e dulcis in fundo agli appoggi di monsignor Mauro Piacenza, che lo aveva introdotto non solo negli ambienti che contano in Curia, ma anche nel mondo bancario italiano, facendolo diventare consigliere speciale di Cesare Geronzi.
Fu proprio Piacenza a introdurre in Vaticano quel giovanissimo ed esuberante supercattolico di Sanremo che gestiva cooperative e spediva i fiori della Riviera per ornare le grandi cerimonie vaticane. Oggi quel prete un po’ timido, che i suoi coetanei di allora ricordano come uno studente appartato e silenzioso ai tempi del liceo e quel ragazzo di qualche decennio dopo, di origine modeste e testa fine, sono la coppia di ferro del clan dei genovesi e liguri di curia.
Piacenza ha ora il compito, come prefetto della sua Congregazione, di affrontare il problema chiave per la Chiesa della crisi delle vocazioni, micidiale in Europa, e Simeon, che ha preso chilometri di distanze dalla Sanremo degli scandali e dello Scajola, ministro per ora decapitato, quello di curare l’immagine di una Rai nella tempesta politica italiana. Tutto sotto l’occhio attento e potente (e benedicente) del cardinale Tarcisio Bertone, che sarebbe un po’ azzardato, ma calzante, definire il capoclan.