NEWPORT – Uniti contro il terrorismo islamico, piĆ¹ incerti di fronte alla Russia. E’ la foto di gruppo dei leader della Nato nella prima giornata del vertice dell’Alleanza. A dividere, il colpo di scena che dovrebbe svilupparsi oggi, con gli ucrainiĀ e i separatisti che potrebbero firmare a Kiev l’accordo per il cessate-il-fuoco.
Gli europei continuanoĀ a preparare il giro di vite sulle sanzioni della “fase 3” contro Mosca. Washington le vuole coordinate con Bruxelles. Per la Nato vararle subito sarebbe il miglior modo di convincere Mosca. Ma gli europei, che da sempre puntano al “dialogo”, vogliono prima verificare se per la prima volta dall’inizio della crisi le parole si trasformassero in fatti. Gli americani, sostenuti da Londra e spinti da baltici e nordici, sono invece convinti che solo un aumento della pressione puĆ² convincere Mosca a fermare i carri armati e smettere di giocare con la propaganda.
Se la Russia divide, aĀ unire invece ĆØ l’orrore della jihad. “Non ci faremo intimidire da barbari assassini” dicono Barack Obama e David Cameron. Il presidente americano ed il premier britannico lo scrivono sulle pagine del Times mentre il summit comincia commemorando le migliaia di caduti nei 13 anni di missione post 11 settembre.
“Un vertice cruciale in un momento cruciale” lo definisce il segretario generale dell’Alleanza Atlantica. Il Celtic Manor, leggendario capo da golf gallese, ĆØ blindato. Misure di sicurezza eccezionali, che riflettono le minacce all’Alleanza, definita da Anders Fogh Rasmussen come “un’isola di sicurezza, stabilitĆ e prosperitĆ circondata da un arco di crisi”.
Il segretario generale uscente le elenca: a est (“dove la Russia attacca l’Ucraina”), a sudest (dove “un’organizzazione terroristica, il cosiddetto Stato Islamico, commette atrocitĆ orribili”) e a sud (dove regnano “violenza, insicurezza e instabilitĆ ”). Ma almeno in Afghanistan, aggiunge, ĆØ stato raggiunto l’obiettivo: “Non ĆØ piĆ¹ un santuario del terrorismo”.
Ora contro la minaccia dell’ Isis ĆØ “la comunitĆ internazionale” ad avere “l’obbligo” di fermarne l’avanzata, coinvolgendo tutti gli attori regionali. Il piano di azione i leader lo discutono a cena, ma anche la prudente Merkel sostiene che “l’impiego di mezzi militari puĆ² poi riaprire la strada a una soluzione politica”.
Se anche la Nato, ricorda Rasmussen, “non ha ancora ricevuto alcuna richiesta da Baghdad”, ĆØ comunque pronta a tornare in Iraq: “Sono sicuro che se il governo iracheno presentasse una richiesta di assistenza della Nato, gli alleati la valuterebbero seriamente”. Il padrone di casa, David Cameron, qualifica gli jihadisti come “una minaccia diretta alla Gran Bretagna” e non esclude di partecipare con gli Usa ai raid aerei.
E mentre conferma che ci sono contatti con l’Is, assicura che Londra non cederĆ mai ai terroristi e “non pagherĆ riscatti” anche se ‘John il boia’ ha annunciato che il prossimo ostaggio ad essere decapitato sarĆ britannico.
Anzi, Cameron garantisce che “in un modo o nell’altro” John pagherĆ il conto alla giustizia. Ma ĆØ nel segno della guerra in Ucraina il primo atto del vertice. Il G5 Cameron-Obama-Merkel-Hollande-Renzi ha un incontro ristretto con il presidente ucraino Petro Poroshenko che dura il doppio del tempo previsto. Il premier italiano e gli europei in generale spingono per una soluzione politica, in cui – come sottolinea Renzi – la Nato “non sia un ulteriore fattore di conflittualitĆ ”.
Ma Washington e Londra tengono alti i toni della tensione. Da Mosca, il ministro degli esteri Lavrov accusa gli Usa di sostenere il “partito della guerra” a Kiev. E non ĆØ certo casuale che poco dopo l’incontro tanto Poroshenko quanto i separatisti si dicano pronti a firmare il cessate il fuoco domani a Minsk. Annuncio che arriva in contemporanea alla notizia di numerose esplosioni dello strategico porto di Mariupol.
Alla possibilitĆ di un accordo chiaramente non crede il premier Iatseniuk, che i russi giudicano “uomo degli americani” e che ieri lo ha giĆ giudicato “fumo negli occhi”. Il presidente Hollande, ad esempio, ci vorrebbe invece credere. Se scattasse la pace, dice, la Francia sarebbe pronta a dare seguito alla consegna delle navi Mistral bloccata ieri.