SANAA – L’opposizione yemenita ha chiamato oggi a intensificare le proteste fino alle dimissioni del presidente Ali Abdallah Saleh, dopo il suo rifiuto di lasciare il potere prima della scadenza del mandato nel 2013.
Il presidente yemenita Saleh, al potere da 32 anni, ha respinto ieri una proposta dell’opposizione, avanzata con la mediazione degli ulema, e che prevedeva la sua rinuncia all’incarico entro la fine di questo anno. La posizione del presidente ”significa la sua morte politica e la piazza adesso è la nostra unica risorsa”, ha detto Mohammad al-Sabri, portavoce dell’opposizione parlamentare. ”Ci appelliamo al popolo per intensificare i sit-in e le manifestazioni in tutte le regioni in modo che al capo dello Stato rimanga una sola opzione, la rinuncia all’incarico”, ha aggiunto.
Le manifestazioni contro il regime del presidente Saleh sono iniziate alla fine di gennaio prima a Sanaa e Aden e poi si sono estese al resto del Paese.
Sostenitori del regime yemenita hanno attaccato oggi i manifestanti nella città meridionale di Ibb, ferendo – secondo l’opposizione – almeno 61 persone, soprattutto a coltellate, colpi di pietre e manganellate.
Secondo la fonte, centinaia di persone favorevoli al Congresso popolare generale, il partito del contestato presidente Ali Abdallah Saleh, hanno assalito i manifestanti radunati per un sit-in sulla piazza della città. Tra i feriti, secondo un testimone, ”due sono stati feriti a colpi d’arma da fuoco e tre sono in gravi condizioni, dopo essere stati colpiti con oggetti metallici affilati”. I manifestanti del sit-in di Ibb sono in piazza da 12 giorni e oggi – sempre secondo la fonte dell’opposizione – sono stati attaccati due volte.
Sempre di oggi è l’avviso fatto oggi dagli Stati Uniti agli americani che si trovano nello Yemen di prendere in considerazione, se le proteste contro il presidente Ali Abdullah Saleh continueranno, l’ipotesi di lasciare il Paese della Penisola Arabica.
Oggi una nota del Dipartimento di Stato ha autorizzato anche il ”personale non essenziale” della sua ambasciata ad andarsene, sulla falsariga della decisione presa ieri da Londra, che aveva chiesto ai britannici che possono farlo di tornare in Gran Bretagna.
Intanto il regime, dopo che il presidente Saleh aveva ieri ripetuto di non avere alcuna intenzione di lasciare il potere che detiene da 32 anni, ha accusato oggi l’organizzazione terroristica di al Qaida di aver compiuto tre attacchi in diverse zone del Paese, uccidendo sei militari. Le province dove si sono verificati i mortali attacchi sono quelle di Maareb, Abyan e Hadramout.
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