SAN FRANCISCO – Non ha fatto in tempo a decollare che già rischia di naufragare la super Pac dell’industria tecnologica, il cui maggior finanziatore è Mark Zuckerberg. La lobby, la cui quota di iscrizione è di almeno un milione di dollari e vanta all’appello i maggiori nomi del mondo hi-tech, ha come mission un progetto in difesa delle categorie più deboli. Ma una mail del suo responsabile Joe Green, ha suscitato non pochi imbarazzi, ritardando la nascita dell’attività. “Siamo forti perché siamo ricchi”, avrebbe scritto Green scivolando nel campo del politically uncorrect, fondamentale per un portatore di interessi quale aspira ad essere.
La mail, intercettata dal quotidiano Usa, Politico, era indirizzata a rastrellare maggiori adesioni, ma conteneva alcuni errori di comunicazione notevoli. Innanzitutto dichiarava che Bill Gates e Marc Andreessen, sviluppatore di Netscape, avevano aderito al progetto quando invece nulla era ancora certo. Poi, battezzava il gruppo con il nome di Human Capital senza che nemmeno quello fosse stato approvato in via ufficiale. Infine, uno scivolone clamoroso, elencava i tre motivi per cui i leader dell’hitech avrebbero avuto un enorme successo alleandosi:
1 – siamo una forza politica perché controlliamo i canali di distribuzione di massa
2 – perché siamo popolari tra gli americani
3 – perché siamo ricchi anche a livello personale.
In un solo colpo Green ha peccato di superbia e ha pure smentito Zuckerberg che, invece, tanto si era speso nel definire la sua creatura una political advocacy start up che si differenziava da una lobby pura e semplice perché non portava interessi egoistici ma intendeva spendersi in difesa delle categorie meno rappresentate.
Il primo super pac dell’industria tecnologica, dovrebbe partire con circa 50 milioni di dollari, di cui 20-25 milioni sborsati da Zuckerberg, diventando una delle lobby più ricche della Silicon Valley. La sua prima causa sarà quella di spingere la riforma dell’immigrazione. Pur non essendo ancora partita, la lobby attira già critiche: le società non coinvolte nel super pac temono che il gruppo attiri attenzione negativa sulla Silicon Valley.
Per ora vi avrebbero aderito il co-fondatore di LinkedIn, Reid Hoffman, e quello di Zynga, Mark Pincus, mentre colossi come Cisco, Oracle, Intel e Google non ne sarebbero ancora coinvolti, anche perché hanno una storia più lunga di lobby a Washington. Secondo alcuni osservatori associare alcuni dei nomi più noti a temi controversi come la riforma dell’immigrazione potrebbe essere controproducente. Inoltre le ”super pac sono un marchio tossico”.
I sostenitori dell’iniziativa ritengono invece che il gruppo potrebbe avere un impatto su importanti temi nazionali. ‘Per l’avvio e il funzionamento del gruppo sono stati scelti nomi bipartisan: Terry Nelson, stratega repubblicano che ha lavorato nella campagna presidenziale di Bush-Cheney nel 2004, ma anche Joe Lockhart, l‘ex portavoce dell’amministrazione Clinton.
