Draghi: “Troppe tasse”, fantasie italiane su un asse Roma.Berlino, la Fornero contro i mutui, Napolitano contro elezioni e Grillo, gli sprechi della Sicilia, Borsa in ripresa, spread fermo per chi non ha fatto il ponte e rientra in ufficio di cattivo umore perché oggi c’è il sole e ieri faceva freddo.
L’attacco di Draghi alle tasse è un po’ da cercare, perché non c’è nei titoli di prima pagina e in alcuni articoli è sepolto in una incidentale. Sembra un caso da psicanalisi dei giornali. È la prima volta che Draghi parla in modo così esplicitamente critico di quel che ha fatto Mario Monti, tra inasprimenti fiscali e blitz, che si sarebbero dovuti fare da tempo ma senza clamore, il cui strombazzamento invece ha fatto perdere per minori vendite quello che hanno recuperato in Iva evasa.
Invece i titoli dei giornali o lo confinano nei sommari o preferiscono, alla critica di Draghi a Monti, i sogni di Draghi e di Monti: “Draghi, un patto per la crescita”, Repubblica; “”Crescita, Merkel dà un segnale. Contatti con Monti” (precisa e completa la cronaca di Elena Polidori, che sa sempre bene interpretare e riportare le parole di Draghi), Corriere; “Roma-Berlino, asse per la crescita” opta il Sole 24 Ore. Una scelta molto elusiva, quest’ultima, che trova riscontro nell’articolo di Beda Romano, a pagina 7. Sotto il titolo “Draghi, patto per la crescita. La Bce vuole un nuovo accordo da affiancare a quello sui bilanci”, la dura critica di Draghi è confinata a due terzi della corrispondenza: “Il consolidamento ‘attuato solamente sulla base dell’aumento delle tasse è sicuramente recessivo, ha precisato lo stesso Draghi, preferendo alla diminuzione della spesa per investimenti la riduzione della spesa corrente”, cioè esattamente il contrario di quel che fa il Governo Monti. Draghi, conclude Romano, “è sembrato più pessimista che nel recente passato”. Forse pensa che potrebbe esserci lui, ora a palazzo Chigi, dove farebbe certamente meglio di Monti, non fosse stato per le manovre di Berlusconi che sperava, togliendolo di mezzo, di non avere alternative e restare là in eterno. Ma certo quel che fa questo Governo gli dà parecchie ragioni per essere pessimista. L’ultima è il titolo di apertura di Libero: “Viva la sobrietà. Le 400 auto blu di Monti. Nel garage ce ne sono già 60 mila ma ora ne vogliono comprare altre. E il taglio dello stipendio dei parlamentarui finisce in un fondo a disposizione dei parlamentari”. Corriere della Sera: “Lo Stato compra 400 auto blu. L’acquisto di macchine ‘di media cilindrata’ costerà 10 milioni di euro, mentre altri 800 mezzi sono inutilizzati e il costo complessivo del parco auto della Pubblica Amministrazione, 6 mila vetture, è pari a 2 miliardi di euro. Anche su Repubblica.
Se poi uno legge l’articolo di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo sul Corriere della Sera dedicato agli sprechi delle Regioni, Sicilia in testa…be’ le idee sono tante e tutte da codice penale.
E via con i sogni. Che sia tutto fumo lo si capisce dai titoli. Repubblica: “L’ottimismo di palazzo Chigi: i tedeschi sono pronti alla svolta”. Corriere della Sera: “Monti e la tentazione della fase due, incentrata su spending review e riforme”. Ma, scusate, non erano lì per questo fin dall’inizio? Cosa hanno fatto in questi mesi? E tutti gli annunci delle scorse settimane su 100 miliardi qua, spending review là? E il povero Giarda che sventolava i suoi padiglioni elefantini per dirci sconsolato che lo avevano lasciato solo? E i ministri che alla sola parola tagli sono insorti? Ci resta solo la Germania, ma che i tedeschi aspettino noi per “un patto anti-crisi”, come si legge sul Messaggero memore del “patto d’acciaio” o per un “asse sullo sviluppo”, come fantastica il Sole 24 Ore, sembra un po’ ardita. Lo stesso Sole 24 Ore nel sommario rinsavisce: “Berlino conferma contatti con lo staff di Monti per lavorare a una iniziativa comune”. La cosa più probabile è che i tedeschi, che come ben si sa amano programmare tutto nei dettagli, si stanno preparando con largo anticipo alla riunione del Consiglio europeo che ci sarà tra due mesi, a fine giugno e cercano contatti un po’ con tutti, come si fa se non si vive di improvvisazione.
Splendidi esempi di improvvisazione recidiva vendono dal ministro del Lavoro Elsa Fornero. L’ultimo caso è sulla prima pagina del Giornale, proprietà Berlusconi, direttore Vittorio Feltri. La Fornero scrive a Feltri, che aveva eccepito alla infelice battuta dei giorni scorsi (già uscitale di bocca a gennaio), che gli italiani preferiscono comprarsi la casa che fare studiare i figli. Meglio se non avesse scritto. Ora la Fornero, nel rivelare che la fonte del suo sapere è una ricerca di due ragazze dell’Università di Torino, di quelle che ormai si fanno per copiare i titoli dei giornali (Il mattone in Italia vale più dell’istruzione”, senza sapere che ricerca scientifica e humor sono incompatibili), dà ora la colpa di tutto alle “imperfezioni del mercato dei mutui”. Ma perché non le impongono di tacere e studiarsi bene le carte del suo Ministero?
Primo titolo del Corriere della Sera è la critica, garbata, di Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, contro Beppe Grillo. Napolitano, escludendo la possibilità di un voto anticipato, ha esortato i partiti a “rigenerarsi” e ha esclamato, in realtà andando un po’ fuori dal ruolo, il suo “no ai demagoghi”. Anche Repbblica ce l’ha nel sommario in prima, il Messaggero un bel titolo a centro pagina: “Napolitano, partiti insostituibili, no a demagoghi e voto anticipato”. Ne è venuto il titolo di apertura del Fatto, stretto fra la lealtà di antica data al Presidente e la strizzata d’occhio al grande mercato dei seguaci di Grillo: “Napolitano:’Demagogo’. Grillo: ‘Sei una salma’”. Il signorile scambio di battute è interpretato cos’ da Libero: “Napolitano attacca Grillo, toglie voti al Pd”.
Sulla Gazzetta dello Sport, più che la scontata cronaca calcistica italiana, da leggere il comment di Alessandro de Calò dedicato a Mourinho: “La caduta dei fenomeni”. Anche il Corriere della Sera infierisce sull’ex idolo interista.
Le rassegne dei giorni e mesi scorsi.