REGGIO EMILIA – Dopo lo scandalo del calendario col Duce venduto alla Coop nel 2016 ora la Regione Emilia Romagna ha deciso di mettere al bando i gadget fascisti e vietarne la vendita e la distribuzione.
La risoluzione presentata da Pd, Sel e Altra Emilia Romagna ha chiesto l’estensione del reato di apologia del fascismo anche alla diffusione e alla vendita di oggetti con immagini di Benito Mussolini o del regime fascista. Una misura, scrive la Gazzetta di Reggio Emilia, a cui hanno detto no Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia, mentre il Movimento 5 stelle si è astenuto:
“Nella risoluzione si chiede alla giunta Bonaccini di «intervenire nelle sedi opportune affinché il reato di apologia del fascismo sia esteso anche alla vendita e diffusione di gadget e oggetti con immagini del regime fascista e nazista e venga inserito nel codice penale, consentendo così la repressione dei reati legati alla riproduzione di atti, linguaggi e simboli del nazifascismo».
Il cammino per approvare la risoluzione però era iniziato in salita per il centrosinistra, quando due settimane fa il testo fu presentato in aula ma, a causa dell’acceso dibattito infiammato dal centrodestra, la trattazione fu sospesa e il documento non votato. E così ieri Pd e Sel hanno chiesto di continuare la seduta a oltranza, anche oltre il termine di chiusura delle 19, pur di poterlo approvare.
La risoluzione alla fine è passata ma il centrodestra non è arretrato di un passo. E l’esponente Fdi Tommaso Foti, che nella seduta precedente aveva portato in aula il poster di un’adunata fascista a Reggio Emilia, questa volta mette sul suo banco in assemblea legislativa un libro che in copertina ha il profilo del duce.
«Domenica sono andato in un mercatino in provincia di Milano – racconta in aula – e ho trovato questo libro che senza copertina è un volume normalissimo, ma con la copertina da domani sarà apologia». Il dibattito accesso in Regione però rispecchia l’aria che si respira all’esterno su questo tema.
Terra “rossa” per eccellenza, territorio di lotta partigiana e baluardo di associazioni come l’Anpi, paradossalmente in Emilia-Romagna sono tanti i casi in cui sono stati messi in vendita dei gadget fascisti o nazisti. Scatenando, quasi sempre, delle grosse polemiche nell’opinione pubblica.
Per quanto riguarda Reggio Emilia ha sempre fatto molto parlare di sé il caso dei mercatini di via Roma, dove spesso si può trovare tutta una seria di oggettistica inneggiante a Mussolini e ai regimi della Seconda guerra mondiale. Merce per “appassionati” ma che ha sempre fatto storcere il naso a molti.
Oppure quando in un autogrill sulla strada provinciale 111 della Val d’Enza, a meno di 150 metri dalla casa-museo dei Fratelli Cervi, vennero messi in vendita degli accendini con motti fascisti e immagini del Duce. Mentre non si può dimenticare lo scivolone della Coop quando lo scorso anno nei supermercati di Reggio Emilia e provincia negli espositori, assieme a calendari 2016 di ogni tipo, ne venne commercializzato uno dedicato al Benito fascista.
Non solo da noi però è diffusa questa pratica commerciale. A Ferrara ad esempio il bar Paradiso Verde offrì per un certo periodo delle bustine di zucchero raffiguranti la faccia del Duce accompagnata da motti neolittori mentre a Rimini una video inchiesta ha dimostrato come in molti negozi della città siano venduti gadget fascisti. Ma gli esempi potrebbero continuare a lungo”.