Entusiasmo a sinistra per la vittoria di Hollande, entusiasmo da Nord a Sud per lo scudetto alla Juve, poi la dura realtà dei giornali economici: il conto della casa aumenta del 20% (Sole 24 Ore); 6 € su 10 vanno al Fisco (Italia Oggi); oggi ancora si vota in Italia, affluenza al 49%, si temeva peggio, mentre le notizie dalla Grecia e dalla Germania ci accomunano in un malumore generale verso l’austerità; piccolo filo di speranza, pare che il prezzo della benzina scenderà un pochino: in genere le prime pagine dei giornali di questo lunedì elettorale sono abbastanza uguali e non potrebbe essere diverso.
Fanno eccezione, come anticipato, le prime pagine dei quotidiani economici. Il Sole 24 Ore: “Casa, il conto aumenta del 20%. Rincaro medio di circa 500 euro. Imu, tassa rifiuti, energia, acqua: gli effetti delle nuove imposte e dei ritocchi tariffari sulle spese della famiglie per l’abitazione”.
Completa l’allegro titolo questo sommario: “Pressione fiscale complessiva verso 55 miliardi”. Sviluppa il tema Italia Oggi: “La pressione fiscale su un lavoratore autonomo con un reddito di 50 mila euro è del 62%. I dati della Banca d’Italia parlano di pressione al 45% ma è la media di Trilussa”.
Rimbalziamo sullo sport. La Juventus è la squadra più italiana che c’è, avendo tifosi un po’ dovunque in Italia, specie nel Meridione. Ha vinto lo scudetto e questo fa felici molti in Italia. Infelici i milanisti nel mondo e a metà quelli dell’Inter, opposti alla Juventus da feroci polemiche e al Milan da sempre. Sulla Gazzetta dello Sport, il direttore Andrea Monti rende onore ad Andrea Agnelli, presidente della Juventus che l’ha guidata al successo. Bastava pensare che se ha almeno metà delle capacità del padre Umberto e solo metà della cattiva sorte il successo non poteva mancare. Guardando lo scudetto in chiave Dinasty, è un po’ la rivincita di una vera dinastia, quella degli Agnelli, sui nuovi ricchi, Moratti e Berlusconi, condannati dal Fato a eliminarsi tra loro. In realtà non basta, come i tifosi sanno bene: dietro c’è anche una attenta politica di acquisti e investimenti e anche capacità di rischio. Berlusconi in crisi di tirchieria ha venduto il pezzo migliore, Kakà, oltre a ritrovarsi un calciatore nel letto di una figlia e il suo stellone in generale declino. I Moratti sono di quella gente che per ottenere 100 deve spendere mille, e allora…
Scorriamo gli altri titoli. Messaggero: “Francia, la svolta di Hollande”; la Stampa: “Francia e Grecia cambiano l’Europa”; il Giornale: “Elezioni shock”; la Corriere della Sera: “Vince Hollande, si apre la sfida in Europa”; Secolo XIX: “Hollande presidente, assedio alla Merkel”; il Mattino: “Vince Hollande, Francia a sinistra”; Repubblica: “Hollande vince, la Francia va a sinistra”. Su Repubblica, Bernardo Valli analizza come un ornitologo la storia politica del personaggio François Hollande. Sotto il titolo “Monsieur Normal e la nuova Europa” Valli ci avverte che abbiamo davanti un politico consumato e abile, che ha fatto politica tutta la vita, nascondendo dietro l’apparenza di normalità e di legame alla Francia del territorio (“ha frequentato per anni, puntualmente, stalle e osterie” del suo collegio) l’appartenenza all’establishment dell’alta burocrazia e della gens de robe.
La vittoria di Hollande da vita ai sogni e corpo a una vendetta. Quest’ultima dovrebbe essere ben comprensibile a Nicolas Sarkozy, che ha lontane origini e radici politiche in Corsica, come lo fu per il suo modello Napoleone la sfida di Georges Cadoudal e la esprime, dando voce al sentimento di molti italiani, Mario Ajello sul Messaggero: “Se ne va un nemico dell’Italia”. Peccato che prima di accorgercene, ci siamo impegolati, tramite i buoni uffici di Berlusconi, in una serie di concessioni alla Francia che pagheremo per anni, primo fra tutti la storia del nucleare.
Le speranze vengono da Hollande: “Non solo austerità, ora la crescita” (Messaggero); “La partita con Berlino sulla crescita” (Corriere della Sera); “Ora la Ue deve cambiare” (Repubblica); “L’austerità non basta. Vittoria per lanciare la crescita” (Stampa). Ma per Giulio Tremonti, al quale si deve la parte migliore e meno violenta del risanamento italiano di cui Monti si è appropriato, sono solo illusioni. Intervistato dalla Stampa (Alessandro Barbera), ha detto: “Chi crede che si apra la stagione delle cicale sbaglia. Non è questione di sinistra e destra”.
I grandi giornali, impregnati di montismo, per ora non hanno toccato l’argomento di come si trova Monti nel vento che tira in Europa, ma il problema si porrà e il Messaggero mette le mani avanti, con Marco Ferrante: “Mettere al riparo il Governo Monti”.