ROMA – Letta attacca Grillo e i forconi “Vogliono la democrazia in macerie e non rappresentano l’Italia”. La Repubblica: “Fiducia al governo, rissa in aula sulla protesta dei forconi. Il “nuovo inizio” del governo. Sì alla fiducia da Camera e Senato”. L’articolo a firma di Sebastiano Messina:
Meno di un minuto. Tanto era passato dall’inizio del discorso di Enrico Letta, quando l’eco dei forconi è risuonato nell’aula di Montecitorio. Prima ancora che il premier ridimensionasse in due parole l’aria di rivoluzione che si è sparsa intorno ai forconi.
Dicendo: «Sono solo una piccola minoranza, non rappresentano il Paese». Ed è stato quando il presidente del Consiglio ha accusato i Cinquestelle non solo di «immiserire il Parlamento con parole e azioni illegittime», non solo di rappresentare «una cultura politica che mette all’indice i giornalisti e avalla la violenza», ma soprattutto di «arrivare a incitare all’insubordinazione le forze dell’ordine… ». Parole taglienti che hanno colto di sorpresa i pentastellati, che mentre tentavano di abbozzare una reazione sono stati coperti dalla standing ovation del centrosinistra e del resto della maggioranza per il resto della frase di Letta: «…forze dell’ordine che invece io qui voglio ringraziare davanti a voi e al Paese, per la fedeltà indiscutibile ai valori repubblicani che dimostrano ogni giorno».
Alla fine, nei resoconti parlamentari non rimarrà traccia dell’unica reazione immediata dei grillini a quel dito indice (metaforicamente) puntato contro di loro, ovvero il gesto che ascoltando al Senato lo stesso discorso è venuto in mente al senatore Carlo Martelli, quarantasettenne insegnante novarese di matematica:si è alzato in piedi, ha mostrato (non metaforicamente) il dito medio al presidente del Consiglioed è uscito dall’aula.
Ma prima e dopo il gesto di Martelli — perfettamente sintonizzato con gli umori dei forconi — la lunga giornata di Letta tra Montecitorio e Palazzo Madama, tra discorsi replicati e repliche improvvisate (conuna saldezza di nervi sorprendente, per uno che era appena tornato dal suo viaggio-lampo in Sudafrica) è stata segnata, scandita e movimentata dal suo bottae- risposta bicamerale con i portavoce in Parlamento della protesta dei forconi. I grillini, appunto.
Niente striscioni, stavolta. Niente cartelli a sorpresa. Niente gesti teatrali. Ma la lucetta rossa delle telecamere accese per la diretta tv ha scatenato l’assalto dei Cinquestelle alla diligenza di Letta. Il quale, bisogna dirlo, ha aperto il fuoco per primo. Perché dopo l’attacco contro l’istigazione ai poliziotti a ribellarsi, il premier qualche altro sassolino se l’è tolto, dalle scarpe. E dopo aver elencato gli impegni che il suo governo prende da qui alla fine dell’anno prossimo, con un patto chiamato “Impegno 2014” (riduzione dei parlamentari, abolizione delle Province, riforma del Senato e dei poteri delle Regioni, più l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti), per dare «un nuovo inizio» a una squadra con ministri vecchi macon una maggioranza nuova, Letta si è rivolto di nuovo verso i banchi del Movimento 5 Stelle e ha scandito, tra gli applausi di metà dell’aula: «Noi vogliamo costruire un’Europa migliore. Chi vuole conquistare consenso con il populismo antieuropeo non voti la fiducia al mio governo».
Il patto di Renzi con il Quirinale “Riforme nel 2014 e poi il voto”. L’articolo di Repubblica a firma di Goffredo De Marchis:
nzi prende molto sul serio la sfida del comico. Non considera marziana l’idea di un’asse dei populismi che saldi Grillo e Berlusconi. Anche per questo ha scelto di muoversi come un estraneo a Roma. Soprattutto per questo ha deciso di candidarsi ancora al comune di Firenze. Amministratore è un ruolo più accettato dalla gente. Sta in mezzo a loro, a contatto con i problemi. Il segretario no. O meno, comunque.
Dopo l’incontro di ieri, quella tra Giorgio Napolitano e Matteo Renzi è una partita ancora tutta da giocare. Con il presidente della Repubblica «rassicurato» sulla stabilità del governo e convinto di essersi fatto capire sulla necessità che «il 2014 diventi l’anno della riforme istituzionali e dellanuova legge elettorale».
Per poi immaginare un voto nel 2015. E il neo segretario del Pd soddisfatto per il «realismo» del capo dello Stato, strenuo difensore dell’attuale maggioranza, ma consapevole che vanno «rispettate insieme le esigenze di tenuta e quelle del consenso» di un Partito democratico che non accetta l’immobilismo. Così il patto può reggere. Anche se il banco di prova è rinviato a gennaio- febbraio quando sarà pronto un progetto di riforma elettorale e si verificheranno le reazioni dei partiti, le possibili alleanze. Da qualche giorno però Renzi va dicendo che si potrebbe pensare a una “legge di salvaguardia”. Ossia una seconda scelta. Non il doppio turno di collegio che è la strada preferita. Non il Mattarellum. Ma una norma in grado di superare il proporzionale uscito dalla sentenza della Consulta, che oggi blocca tutto, e di riconsegnare nella mani di Renzi lo strumento per far saltare la legislatura, per andare a votare in qualsiasi momento.
Forconi, primi arresti a Torino l’accusa dei pm: è devastazione ma ora la protesta punta su Roma. L’articolo di Repubblica a firma di Gabriele Guccione e Diego Longhin:
Il terzo “giorno nero” di Torino inizia con i soliti blocchi, un turbine di sit-in, serrande abbassate più per paura che per protesta, un’atmosfera irreale. La città sembra piegata dai forconi, mentre la protesta si allarga in tutta Italia. A Roma viene occupata la metropolitana, a Livorno si interrompe il Consiglio comunale, in Puglia treni in tilt e negozi presidiati,altri presidi a singhiozzo nelresto del Paese.
Da Torino, però, parte anche la reazione. Devastazione, saccheggio e istigazione a delinquere, sono i reati che ipotizza la procura nel fascicolo aperto sulla protesta iniziata lunedì, al momento senza indagati. L’indagine presto si arricchirà di nomi e fatti, non appena i pm Paolo Borgna, Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, analizzeranno segnalazioni e denunce già arrivate, più di un centinaio nelle ultime 24 ore. Cinque gli arresti solo nella giornata di ieri. Un camionista di Ivrea è stato arrestato in piazza Derna, da dove sono partiti i forconi a Torino, per violenza privata aggravata: si muoveva tra vari presidi mettendo il suo camion di traverso sulla strada per fermare la circolazione. Un altro manifestante ha fermato un taxi e ha provato a far scendere il passeggero: la digos lo ha arrestato. A Porta Palazzo, cuore della protesta degli ambulanti, un uomo, un po’ alticcio, tenta di bloccare il tram. Poi ferma una pattuglia dei vigili: finisce in manette per resistenza a pubblico ufficiale. Ma l’accusa più grave è per altri due che avvistato un negozio aperto, costringendo il proprietario a chiuderlo: arrestati, dovranno rispondere di violenza privata. Anche altre procure si muovono: a Trani 13 denunciati e la procura indaga per infiltrazioni malavitose.
Il centralino della polizia municipale di Torino è bollente da lunedì, mille e cinquanta chiamate al giorno, normalmente ne arrivano poco più di 300. La gente non ne può più. Vuole poter andare a lavorare senza essere bloccata, oppure andare a far la spesa senza essere fermati da degli sconosciuti sulla porta del negozio o all’ingresso del centro commerciale. E ieri sera dalle finestre della centrale via Po sono partite delle secchiate d’acqua sui manifestanti diretti al presidio di piazza Castello.
Arrivano i fondi salva-esodati Copertura per 20 mila lavoratori. L’articolo del Corriere della Sera a firma di Mario Sensini:
Il governo si appresta a modificare la legge di Stabilità, con lo stanziamento di maggiori risorse per la tutela dei lavoratori “esodati”, la revisione della manovra sull’indicizzazione delle pensioni, e la costituzione di un fondo per la riduzione delle tasse sul lavoro alimentato dai tagli di spesa, i proventi della lotta all’evasione e i fondi che arriveranno dalla tassazione dei capitali esportati illecitamente all’estero che rientreranno in Italia. Ad anticipare le intenzioni dell’esecutivo, che si concretizzeranno nei prossimi giorni con alcuni specifici emendamenti alla legge, all’esame della commissione Bilancio della Camera, è stato ieri il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina.
«C’è una novità sui lavoratori esodati, ci sarà un intervento importante, con lo stanziamento di risorse cospicue per questi lavoratori che, altrimenti, rimarrebbero nel 2014 senza nulla», ha detto Fassina. L’intervento mira alla tutela di altri 20 mila lavoratori «che nel 2014 si troverebbero senza ammortizzatori sociali e senza pensione». La legge di Stabilità già prevedeva stanziamenti per la tutela di altri 6 mila lavoratori che si sarebbero trovati nelle stesse condizioni, in aggiunta agli oltre 130 mila che hanno ottenuto garanzie in diversi provvedimenti varati dopo la riforma Fornero.
Un altro emendamento del Pd presentato nella commissione Bilancio prevede la possibilità di cumulare i versamenti dei periodi contributivi non coincidenti, al fine di ottenere un’unica pensione, di anzianità o di vecchiaia, per gli iscritti a più forme di assicurazione obbligatoria. In pratica l’emendamento consente di avere il calcolo della pensione col metodo retributivo anche a chi cumula periodi in gestioni differenti, ma ha almeno 18 anni di versamenti prima del 1996, mentre oggi, con la totalizzazione, il calcolo avviene con il metodo contributivo. La proposta del governo sull’indicizzazione delle pensioni dovrebbe invece riguardare gli assegni che non superano di quattro volte il minimo, circa 2 mila euro lordi, che potrebbero essere garantiti per almeno il 95%.
Ecco come pagare (senza errori) il conto Imu. L’articolo del Corriere della Sera a firma di Gino Pagliuca:
I giochi dell’Imu 2013 si sono (quasi) chiusi con la pubblicazione delle delibere che le amministrazioni municipali devono aver effettuato entro lunedì scorso: per i Comuni che non avessero adempiuto nei tempi previsti restano in vigore le delibere 2012. In quasi tutte le grandi città, come succede a Milano o Roma i proprietari di seconde case avranno la magra consolazione di non dover fare troppi conti: entro il 16 dicembre dovranno pagare per il saldo dell’Imu la stessa somma già versata per la prima rata, dato che l’aliquota era già lo scorso anno al massimo possibile, all’1,06. In altri Comuni, dove invece le imposte sono aumentate quest’anno, invece, è richiesto un supplemento di sforzo per fare i conti esatti: bisogna infatti calcolare l’imposta annua con l’aliquota deliberata per il 2013 e sottrarre l’anticipo versato a giugno. Dovranno sicuramente rifare i conti i contribuenti che non hanno posseduto per tutto quest’anno l’immobile. Ad esempio chi ha avuto una casa fino a tutto ottobre avrà pagato a giugno la metà dell’imposta dovuta per quest’anno mentre entro lunedì dovrà solo i 4/6 della rimanenza.
Va detto che orientarsi nella giungla delle aliquote non è sempre facile, perché i Comuni hanno un’ampia discrezionalità sulla modulazione del tributo, che per gli immobili diversi dall’abitazione principale può andare dallo 0,46% all’1,06%. Milano ad esempio prevede ben 10 aliquote; per i negozi e i laboratori distingue se siano adoperati per l’esercizio di un’attività o meno, se le case affittate lo siano a canone libero o concordato. A Roma le aliquote sono cinque e prevedono un prelievo ridotto allo 0,76% per i negozi utilizzati dai proprietari per la loro attività, gli immobili delle Onlus, i cinema e i teatri e l’aliquota dello 0,68% per gli assegnatari di case popolari . A Napoli le aliquote sono cinque e distinguono per gli immobili locati tra affitti liberi all’1,06%, affitti concordati allo 0,8% e concordati a giovani coppie (0,66%).
Le delibere Imu dovrebbero essere reperibili, oltre che nei siti dei Comuni, anche sul sito del ministero dell’Economia www.finanze.it, nella parte del dipartimento delle politiche fiscali; usiamo il condizionale perché in realtà i dati sono molto incompleti: ad esempio non c’è la delibera di Roma.
Smarrita la nostra anima. L’articolo del Corriere della Sera a firma di Mario Sconcerti:
“Resta solo il Milan e nel più piccolo dei modi. La miglior squadra italiana in Champions è il Napoli, 12 punti in 6 partite nel girone più difficile dove ha battuto tutti gli avversari almeno una volta. Si può dire che il calcio italiano è in difficoltà perché la prima e la terza in classifica sono state eliminate, ma non quadra con il Milan, per gli stessi numeri squadra media e unica a passare. In realtà si gioca meglio in generale perché è cresciuta la velocità. In Italia il possesso palla degli altri ci ha reso più lenti perché non è il nostro gioco. In Italia siamo sempre stati per un calcio verticale, rapido. Ci stiamo adeguando agli altri nella convinzione che la verità sia sempre dall’altra parte, ma ne usciamo senza più una caratteristica nostra. Prendiamo la Juve. A Istanbul non si poteva giocare, capitano partite impossibili da tramandarsi intorno ai camini natalizi, ma era lo stesso campo anche per il Galatasaray. La Juve non ha tirato una volta in porta, i turchi sì. Non c’era la vecchia arroganza, la neve ha semmai portato l’importanza del gioco sulla forza, palle lunghe e correre, ma la Juve lo ha fatto di meno. Il risultato non è cieco, è solo poco fortunato. Ma ha una sua logica che richiama alla realtà l’intero progetto. La Juve è stata eliminata prima, a Copenaghen dove il Real ha passeggiato, a Torino con lo stesso Galatasaray. La Juve ha fatto poco, le è mancato nel freddo il vero salto di qualità. Quello di Pogba, di Llorente, di Vidal, degli stessi Bonucci e Chiellini.Il Milan ha giocato con molto orgoglio. È una squadra malandata, incapace di essere brillante, ma ha accettato l’Ajax come fosse l’avversario della vita. È rimasto in dieci per una scelta eccessiva dell’arbitro, ha subìto spesso la manovra giovane dell’Ajax, ma è stato sempre in partita, nel senso che sapeva quello che voleva. Passa con 9 punti e da seconda nel girone, quasi un minimo sindacale che la stagione ha trasformato in una piccola impresa. Non avrà mai velocità, poche volte avrà fantasia, ma ha una sua base europea, sa giocare le partite come serve. È sfortunato il Napoli, nettamente migliore dei migliori d’Inghilterra, eliminato da un gol del Dortmund a 3’ dalla fine.”