
ROMA – “Ci sono parrucchieri ed estetiste, spesso ex dipendenti licenziati, che continuano ad esercitare a casa loro o direttamente a casa dei clienti, tassisti completamente abusivi o che magari sforano in comuni limitrofi a quelli per cui hanno la licenza, idraulici ed elettricisti che tirano giรน la serranda ma che poi continuano come se nulla fosse a prestare i loro servizi, e ancora trasportatori per conto terzi senza la necessaria abilitazione – scrive Paolo Baroni della Stampa – Per non dire poi di imbianchini e muratori. Cโรจ gente che fa il doppio lavoro e ci sono anche tanti cassintegrati che in questo modo cercano di arrotondare. Complice la crisi lโesercito degli abusivi cresce anno dopo anno”.
L’articolo completo:
Oggi sono un milione, o quasi, calcola lโufficio studi di Confartigianato. O meglio sono 881mila, ma visto in media lavorano molte piรน ore dei regolari ยซvalgonoยป come 1 milione e 34mila persone, o ยซunitร di lavoro equivalenti a tempo pienoยป (ula) per usare il termine dei tecnici. Il tasso di irregolaritร , tra i lavoratori autonomi, tocca cosรฌ il 13,8%. Ovvero, un occupato su 7 รจ in nero. Se poi si allarga lo sguardo al totale dellโeconomia il conto degli irregolari, calcolando anche i 2.204.000 lavoratori dipendenti a loro volta ยซin neroยป, sale a quota 3 milioni e 85 mila, con un tasso complessivo di irregolaritร del 12,4%.
Concorrenza sleale
Questo esercito di abusivi non solo ยซfa concorrenza sleale alle imprese regolari – รจ scritto nel rapporto di Confartigianato, che ha elaborato i dati contenuti nei conti nazionali pubblicati dallโIstat a settembre, e che La Stampa pubblica in esclusiva – ma determina una rilevante evasione fiscaleยป. Usando come reddito la media rilevata dagli studi di settore, Confartigianato stima che la presenza di una fetta cosรฌ ampia di lavoro irregolare determini unโevasione fiscale e contributiva da parte dei soli lavoratori autonomi pari a 11,78 miliardi: 3,8 miliardi di Iva, 2,8 di Irpef, 604 milioni di Irap e 4,54 miliardi di contributi sociali. Tanto per fare un paragone: lโimporto evaso dagli abusivi, in media 14.209 euro a testa allโanno, rappresenta lo 0,7 del Pil ed equivale alla spesa sanitaria di Veneto e Marche messe insieme.
Chi รจ piรน esposto
Ovviamente le imprese artigiane regolari sono tra le piรน esposte alla concorrenza sleale del sommerso: circa i due terzi del settore (923.559 imprese, 1.750.427 di addetti) sono a rischio. In cima alla lista โaltri servizi alla personaโ con un tasso di esposizione del 24,5%, servizi di alloggio e ristorazione (22,1%) e le attivitร di trasporto e magazzinaggio (19,5%) che in tutto assommano 333.748 imprese e 650.743 addetti. Particolarmente esposti anche parrucchieri ed estetiste, settore che conta 126.790 imprese e 229.300 addetti. In valori assoluti tra le regioni piรน ยซcolpiteยป ci sono Lombardia (con 172.688 imprese, pari 18,7% del totale dellโartigianato piรน esposto), Emilia-Romagna (10,2), Veneto (9,6) e Piemonte (9,5).
Commenta il presidente nazionale di Confartigianato, Giorgio Merletti: ยซSmettiamo di tollerare lโabusivismo e le attivitร irregolari come se fossero un male necessario. Il fenomeno del sommerso รจ unโemergenza nazionale, una grave minaccia per il Paese e per il sistema produttivo, soprattutto per artigiani e piccole imprese. Noi piccoli imprenditori siamo le prime vittime della concorrenza sleale di chi opera senza rispettare le leggi, sottraendo gettito alle casse dello Stato e minacciando la sicurezza dei consumatoriยป.
Il record in Campania
In termini assoluti la metร degli occupati irregolari totali si concentra in cinque regioni: lโ11,6% in Campania con 357.400 unitร , il 10,7% in Sicilia (329.400), il 10,1% in Lombardia (312.600), il 9,4% in Lazio (290.900) e lโ8,2% in Puglia con 253.400 unitร . In Calabria un terzo (35,3%) degli occupati รจ irregolare, in Molise, Sardegna, Basilicata e Sicilia viaggiano sul 25%, Campania e Puglia sono attorno al 20. Il tasso di irregolaritร piรน basso รจ pari al 5,9% e si rileva nella Valle dโAosta. Un terzo (34,2%) degli occupati irregolari, pari ad oltre un milione (1.054.600 unitร ), si concentra nelle sette prime province: Roma (222.500 unitร ), Napoli (200.900), Milano (157.300), Torino (126.700), Bari (106.500), Palermo (87.900), Cosenza (78.500) e Salerno (74.300). Ma a livello provinciale i picchi si toccano a Crotone con il 40,1%, a Vibo Valentia (39,3%) e Catanzaro (37,8%).
Come rimediare a tutto ciรฒ? ยซNon servono interventi spot e dichiarazioni di buone intenzioni โ spiega Merletti -. Il fenomeno del sommerso va combattuto senza ipocrisie e in modo strutturale, intervenendo sulle cause che lo favoriscono, vale a dire tutto ciรฒ che ostacola lโattivitร delle imprese che lavorano alla luce del sole, a cominciare dal carico fiscale e contributivo troppo elevato e dallโeccesso di burocraziaยป.