ROMA – «No al conflitto permanente». Il Corriere della Sera: “Li chiama «professionisti del conflitto» e individua in loro i nemici del governo delle larghe intese. E li colloca sia nel Pdl, sia nel Pd. Enrico Letta al Meeting di Cl si dice sicuro che «gli italiani puniranno chi antepone interessi di parte» al Paese. Chiude con una promessa: legge elettorale entro ottobre.”
La ragnatela corporativa. L’editoriale a firma di Francesco Giavazzi:
“È quello che ha cercato di fare il governo Monti, puntando sulla riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. L’esempio migliore è la legge Severino che voleva rendere più efficienti le sedi giudiziarie con la chiusura di 31 tribunali, 31 Procure, 220 sezioni distaccate e 667 uffici del giudice di pace (che vi sia un eccesso di sedi è dimostrato dal Piemonte, con 17 tribunali e 139 uffici giudiziari). Il vantaggio di chiudere un tribunale è che, diversamente dai tagli lineari, la riduzione della spesa che ciò comporta è davanti agli occhi di tutti. E tuttavia nemmeno questo ha funzionato. Innanzitutto perché la legge Severino è rimasta un caso isolato. Non sono state chiuse caserme inutili, né università giudicate pessime nella valutazione del ministero. Ma soprattutto, mentre dei tagli lineari nessuno si preoccupa, tanto si sa che non verranno applicati, le chiusure di specifiche strutture pubbliche, proprio perché più difficilmente aggirabili, suscitano reazioni violente.”
Letta difende il governo: il percorso non va interrotto. L’articolo a firma di Marco Galluzzo:
“Enrico Letta inaugura il Meeting di Rimini con un accento di fiducia, nonostante la situazione. Non parla ovviamente di agibilità politica del Cavaliere, delle conseguenze della sentenza di condanna contro l’ex premier: non vuole e non può. Il solco dell’intervento è sull’Europa, su come l’Unione europea dovrebbe riformarsi, per essere all’altezza della sfida della globalizzazione. E per quanto riguarda l’Italia la prima convinzione è che non possa permettersi una crisi, chi la provocherà ne pagherà le conseguenze. Nonostante il dibattito politico, le ansie dei ministri del Pdl, la voglia di alcuni settori del Pd di far decadere molto in fretta Berlusconi dalla carica di parlamentare, il capo del governo prova a tirare per la sua strada, convinto che il merito dei problemi del Paese può fare premio sullo scontro in corso fra le due gambe della maggioranza: «È necessario non interrompere un cammino di speranza, non lasceremo soli i giovani. Lavoreremo e faremo di tutto perché riescano ad avere opportunità che altri giovani in altre parti d’Europa hanno oggi», è l’esordio del presidente del Consiglio.”
Berlusconi: avanti, io resisto Il pressing sul Quirinale. L’articolo a firma di Paola Di Caro:
“Parole che confermano la decisione presa venerdì scorso nel vertice con i collaboratori più fedeli, gli avvocati, i figli: «Non chiederò la grazia, né i servizi sociali. Non mi farò umiliare. La mia battaglia la condurrò dal carcere, se servirà». Perché, ha spiegato anche ieri ai suoi «non si può chiudere una storia politica come la mia con un atto burocratico conseguente a una sentenzina. Non è accettabile». Dunque, nonostante qualcuno fra le colombe speri ancora nel colpo di scena finale, magari «al fotofinish», al momento non si intravvede una soluzione. E questo nonostante Berlusconi sia stato ben edotto che, anche in caso di voto (arduo) entro l’anno, la sua agibilità politica non sarà certo quella di prima. Ma le posizioni si vanno cristallizzando, avvicinando la crisi di governo.”
È applicabile o no? Sulla decadenza i giuristi si dividono. L’articolo a firma di Virginia Piccolillo:
“Se può essere retroattiva è superata dall’indulto. La tesi espressa ieri sul Corriere dal pdl Francesco Paolo Sisto sulla norma dell’incandidabilità suscita pareri divergenti. A settembre il Senato dovrà decidere se applicarla alla condanna di Berlusconi e farlo decadere da parlamentare. Ma anche i giuristi si dividono. E si va dai presidenti emeriti della Consulta, il saggio Valerio Onida e Cesare Mirabelli che bocciano la tesi del presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera, al costituzionalista Paolo Armaroli che la sposa appieno e al collega Giovanni Guzzetta che la condivide e va oltre: la norma è incostituzionale, ci procurerà una condanna dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma non preclude a Berlusconi il rientro nella competizione elettorale. In caso di nuove elezioni, spiega, «potrà comunque mettere il suo nome sul simbolo elettorale». Spiega Guzzetta: «Ci sono in circolazione tutte le tesi possibili sulla natura dell’incandidabilità, se è penale, quindi irretroattiva, o amministrativa. Ma la Corte Europea guarda alla sostanza. Quella di non accedere ai pubblici uffici è decisamente una sanzione afflittiva e la norma è certamente retroattiva perché riguarda fatti precedenti alla sua entrata in vigore. Quindi viola la Convenzione europea della quale lo Stato deve tenere conto. E, secondo me, ci potrà essere un ricorso alla Corte Costituzionale». E chi potrebbe sollevarlo se non c’è un giudizio in corso? «La Giunta per le elezioni che è un organo giurisdizionale. In caso Berlusconi decadesse, comunque — prosegue Guzzetta — potrà essere votato». Come? «Sul simbolo i partiti possono richiamarsi al nome che vogliono. E sulla scheda potrebbe comparire il nome Silvio Berlusconi. In più, se la legge elettorale resta quella in vigore, lui potrebbe restare il capo della coalizione».”
Il Fisco «accende» il redditometro Via ai controlli sugli ultimi 4 anni. L’articolo a firma di Mario Sensini:
“Il nuovo software “gira” ormai da settimane, apparentemente senza problemi, ed ha finito il rodaggio. Le interconnessioni con tutte le 128 banche dati dove pescherà gli elementi necessari funzionano a dovere. Gli uffici ed i funzionari dell’Agenzia delle Entrate, ricevute le istruzioni e fatti i test, sono pronti. E sono stati superati anche gli intoppi legali, semmai fossero stati un problema, con la sentenza del Tribunale di Napoli secondo il quale non c’è violazione della privacy. Il redditometro 2013 è sulla pista di decollo. Oggi stesso il sistema verrà fisicamente “acceso”, ed in pochi secondi sarà in grado di sfornare la prima lista dei potenziali evasori fiscali. Che potrebbero ricevere l’invito dell’Agenzia a presentarsi nei suoi uffici per spiegare come hanno fatto a spendere così tanti soldi dopo aver dichiarato al Fisco così poco già nei primi giorni di settembre. I primi ad essere scandagliati saranno i redditi del 2009, dichiarati nel 2010. Il sistema sarà in grado di ricostruire per ciascun contribuente le spese effettuate di cui l’amministrazione fiscale ha certezza (quasi tutte, e comunque tutte quelle rilevanti, che sono presenti nelle cento e passa banche dati collegate all’Agenzia), e di metterle a confronto con il reddito dichiarato in quell’anno. E di evidenziare tutti i casi in cui la differenza è superiore al 20%, la soglia che fa scattare l’accertamento.”
La doppia sfida di Letta. La Stampa: “Al Meeting di Rimini Letta lancia la sua doppia sfida: via il Porcellum e nuova legge elettorale approvata entro ottobre; basta con i «professionisti del conflitto», i quali, dice, non la faranno franca e saranno puniti al voto. Napolitano esorta l’Ue a restare unita per non perdere peso. Berlusconi, intanto, sta preparando un discorso-bomba sulla giustizia.”
Il pugno del generale cancella i Fratelli “Ora basta violenze”. L’articolo a firma di Giovanni Cerruti:
“Là in fondo, tra i militari che adesso sistemano rotoli di filo spinato in mezzo alla strada, all’angolo con il palazzo dell’Alta Corte, s’avanza uno strano tipo con le braccia alzate e due foto nelle mani. Nella destra, a colori, ha il generale Al Sisi; nella sinistra, in bianco e nero, il colonnello Nasser. «Al Sisi come Nasser!», grida il tipo. I soldati lo lasciano passare, faccia pure. È uno che sta con loro, che detesta i Fratelli Musulmani che alle quattro del pomeriggio vorrebbero radunarsi proprio qui, in riva al Nilo. Al Sisi come Nasser, che i Fratelli Musulmani li aveva messi fuorilegge nel 1954. Al generale non dispiacerebbe. Blindati e carri armati contro i Fratelli Musulmani, allora. In attesa della decisione del governo provvisorio sullo scioglimento dei Fratelli, «terroristi» e «fascisti teologici e religiosi», che proprio nel palazzone dell’Alta Corte dovranno ratificare. Volevano radunarsi qui proprio per questo, i Fratelli. Ma il filo spinato li ha fermati un chilometro più lontano. Un migliaio. Il generale e ministro della Difesa, l’uomo fortissimo del governo, li aveva avvisati dopo la preghiera del mezzogiorno. Una lunga nota diffusa dall’agenzia di stampa Mena: «Chi immagina che la violenza possa piegare lo Stato e gli egiziani dovrà ricredersi».”
L’Italia si perde i turisti dell’Egitto. L”articolo a firma di Maria Corbi:
“Lo «sconsiglio» della Farnesina sul mar Rosso porta confusione tra i vacanzieri di tutto il mondo spiaggiati, o decisi a farlo, sulle sabbie egiziane. Turisti impazziti e anche i tour operator e le agenzie di viaggio che devono cercare di trovare nuove mete last minute. Sono circa 15 mila gli italiani rientrati dall’Egitto in questo fine settimana. Altre 15-19 mila persone sarebbero dovute partire a loro volta per le località turistiche dell’Egitto, come riferisce il presidente di Fiavet, la Federazione delle agenzie di viaggio aderente a Confcommercio, Fortunato Giovannoni, secondo cui i danni per gli operatori sono tra i 30 e i 50 milioni. Pochissimi i «pronti a tutto» che decidono di partire comunque. Gli altri devono correre ai ripari, oppure rimandare la vacanza. Stessa situazione per i turisti delle altre nazionalità, russi in testa (sono 50mila in fuga). Le mete di «rimpiazzo» più gettonate sono Grecia, Spagna, Turchia. In Italia «competono» riviera romagnola e qualche località della Sardegna. Il problema sono i costi visto che una vacanza in Mar Rosso in strutture con ogni genere di comfort, pieds dans l’eau, può costare anche solo 400 euro per una settimana.”
E’ sempre Juve. I bianconeri strapazzano la Lazio e conquistano la Supercoppa. L’articolo de Il Corriere della Sera a firma di Roberto Perrone:
“In fondo aveva ragione il presidente della Lazio, Claudio Lotito, a volere questa Supercoppa dell’inimicizia in Cina, lontana molti fusi da qua. Se lo sentiva? Comunque nessuno, neanche con la più fervida immaginazione, poteva prevedere un simile sconquasso bianconero, basta vedere l’entusiasmo elettrico che attraversa i dirigenti della Juventus in tribuna. Madama si aggiudica la Supercoppa numero 26, la ventesima giocata in Italia. È la sesta per la squadra degli Agnelli e arriva al momento giusto, al termine di un’estate tribolata che si manifesta anche qua, per alcuni tratti del primo tempo. L’importante, ma non largo risultato (1-0) che suggella la metà della sfida, non pone al riparo la squadra di Conte da un’eventuale ripartenza laziale, ma prima che questa possa verificarsi scatta la goleada. E il 4-0 finale si piazza al secondo posto tra i risultati più rotondi di sempre. Malgrado l’umidità che sale dal Tevere, le due contendenti della Supercoppa dell’inimicizia vivono una partita ad alto ritmo, almeno fino a quando il risultato resta in bilico, da stagione in corso e non da vernissage. Nei primi frangenti meglio la Lazio, schierata con il 4-2-3-1 che ha la sua parte più appuntita sulla sinistra, grazie a Lulic particolarmente ispirato. Madama classica, quella che emerge dal solito, immancabile sperpero di fumo. Il tradizionale 3-5-2 contiano dà ancora garanzie, anche se il problema, all’inizio del terzo anno sociale con l’allenatore della rinascita in panchina, è la rilevanza delle punte. Tevez l’astuto-apache, unico «nuovo» in campo, si presenta con una furbizia dopo pochi minuti lanciando Vucinic che arriva davanti a Marchetti ma spedisce in quella che era (ed è anche stasera) la sua curva. A parte questa congiunzione iniziale i due tendono a finire spesso in rotta di collisione. Miglioreranno, grazie agli spazi.”



