ROMA – La vera storia non è lo “scoop” di Alan Friedman sui colloqui tra Giorgio Napolitano e Mario Monti nel 2011, ma la tenzone tra Corriere della Sera e Repubblica , roba che non si vedeva dalla guerra delle lotterie (Portfolio contro Replay, storie anni Ottanta).
Scrive Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano:
I fatti: l’editore di Repubblica , Carlo De Benedetti, racconta a un collaboratore del Corriere della Sera retroscena inediti su Mario Monti. Il diabolico direttore di via Solferino Ferruccio de Bortoli, che di retroscena sul suo ex editorialista Monti ne conosce più di Friedman e li centellina nei suoi rari articoli, pubblica l’anticipazione del libro di Friedman (edito da Rcs) ma anche la trascrizione sbobinata delle parole di De Benedetti. Panico a largo Fochetti: che fare? Ignorare lo “scoop” fornito dal proprio editore alla concorrenza? O riprenderlo citando la fonte? Il problema si pone spesso, visto che De Benedetti, ora libero dalla gestione delle sue aziende, è prolifico, teorizza patrimoniali sul Sole 24 Ore e polemizza sulla Google Tax con Matteo Renzi (intoccabile a Repubblica ), ma solo dal blog che Lucia Annunziata gli ha affidato sull’Huffington Post, partecipata del gruppo Espresso (…)
I compromessi non riescono mai bene. Lunedì, su Repubblica.it sito si parla della polemica, ma non si capisce bene da dove esca. Sul cartaceo di ieri il direttore Ezio Mauro va piatto: “Forza Italia, attacco a Napolitano”. Il lettore deve frugare tra le righe per capire che il motore immobile della bufera è De Benedetti. Il Corriere, che è pur sempre il Corriere , si gode il momento e ospita in prima pagina la piccata replica di Giorgio Napolitano. Ma De Bortoli sa quando accelerare e quando frenare, e quindi l’articolo di fondo del giornale è affidato a Massimo Franco che, in sintesi, ridimensiona lo “scoop” del giorno prima: nell’estate 2011 l’Italia era a un passo dal default, che doveva fare Napolitano se non preparare un governo tecnico?
I paradossi si stratificano. Repubblica è il giornale su cui, ogni settimana, Eugenio Scalfari esalta l’indispensabile opera stabilizzatrice del capo dello Stato. Domenica scorsa il Fondatore incensava il discorso di Napolitano a Strasburgo in cui un passaggio era dedicato a chiarire che “Monti e Letta non sono stati miei capricci”. Una smentita preventiva alla notizia che l’editore di Scalfari aveva già dato da tempo ai concorrenti, ma questo Scalfari non poteva saperlo. Lo sapeva invece Maurizio Caprara, il portavoce che ha avuto l’ingrato compito di contenere i danni dell’operazione Corriere , il giornale per cui Caprara ha lavorato prima di passare al Colle.
Secondo i dati diffusi dal Sole 24 Ore, in edicola Corriere e Repubblica si inseguono all’indietro: 457 mila copie per il primo, 385 per la seconda. Il Corriere di De Bortoli è sempre più rapido di Repubblica a cambiare linea, è riuscito a essere anti-montiano prima di Repubblica e a scoprire il renzismo mentre di là c’era ancora nostalgia per Bersani. Ma a largo Fochetti si tolgono qualche soddisfazione raccontando le traversie finanziarie di Rcs, ospitando spesso Diego Della Valle che attacca John Elkann o altri editori del Corriere . Il Gruppo Espresso, anche se ora è in perdita, almeno il derby dei conti non rischia di perderlo (…)