ROMA – Matteo Renzi ha toccato il sublime degli annunci a vuoto e Marco Travaglio riassume i migliori esempi in un articolo, esilarante quanto deprimente, sul Fatto del Ferragosto 2015. Renzi, come nota Travaglio, porta al sublime un sistema truffaldino il cui capostipite non fu, come implica Travaglio, Berlusconi, bensì Mario Monti, che grazie a un capo ufficio stampa di primordine, inaugurò il bombardamento delle nostre orecchie superando il muro del ridicolo per mancanza di pudore. Monti, riconosce travaglio,
“qualcosa purtroppo fece anche lui, ma tra leggi senza decreti attuativi e leggi poi bocciate dalla Corte Costituzionale, ha lasciato poco o nulla”.
Qui Travaglio è un po’ troppo buono, perché Monti in realtà è stato uno dei peggiori capi di governo della storia d’Italia, lasciandosi dietro una eredità di rovime. Per puro cinismo ha rovinato l’Italia con gli inutili blitz tipo Cortina e con l’aggressione quasi fisica, che ancor oggi continua peraltro, alla nautica da diporto.
Berlusconi, come riconosce Travaglio, manteneva le promesse, che spesso riguardavano la tutela dei suoi interessi: Berlusconi
“annunciava le sue porcate ad personam spacciandole per mirabilie erga omnes, ma non si poteva negare che le avesse fatte”.
Le ha fatte e ha anche pagato, come nel caso in cui volle, con suprema ipocrisia e sprezzo del pericolo, volle assecondare le pressioni moralistiche di Umberto Bossi sulla prostituzione minorile, cosa che gli è poi costata un bel po’ d’anni di calvario giudiziario. Ma, come si dice, chi la fa l’aspetti.
Matteo Renzi è il numero uno, certamente, come sostiene Marco Travaglio. Gli è complice un sistema di giornali e di giornalisti senza spirito critico e forse anche senza schiena e complici ma più probabimente che fanno il contrario di quanto proclamano: fare il contropelo al potere, politico, economico, religioso.
Renzi, rileva Travaglio, un po’ sbagliando perché il calo di Renzi nei sondaggi è in larga parte dovuto alla delusione, per la mancata esecuzione di quanto annunciato,
“ha fatto pochino e generalmente male, ma molti credono abbia fatto moltissimo e generalmente bene. Se però uno chiede alla gente chelegge i giornali e guarda la tv che cosa esattamente ha fatto, scopre che è molto più informato chi non legge, non vede e non sa: chi sa, o crede di sapere, dà risposte vaghe e generiche perché è impossibile distinguere le leggi approvate, quelle varate che però funzionano all’incontrario (falso in bilancio, voto di scambio, autoriciclaggio…) o non funzionano proprio (dal Tfr in busta paga alla mitica digitalizzazione: è notizia di ieri che nella PA cresce del 12% la spesa per la carta), quelle già votate ma prive di decreti, quelle nate in forma di slide o linee-guida e mai presentate, quelle proclamate nelle interviste ma mai scritte né depositate in Parlamento, o quelle date per fatte dai giornaloni senza che neppure la fertile fantasia di Renzi&C. si sia mai sognata di immaginarle.
Spesso l’annuncio di una legge inesistente serve a coprire una porcata appena fatta. Il Pd salva Azzollini? Il ministro Orlando annuncia che le richieste di autorizzazione all’arresto le esaminerà la Corte Costituzionale. E pazienza se questa non ha alcuna autorità in materia, bisognerebbe cambiare la Costituzione e nessuno ne ha la minima intenzione. Ma intanto si parla di quello e non più di Azzollini: armi di distrazione di massa. Persino al pagamento dei debiti della PA alle aziende mancano 70 miliardi: Renzi aveva promesso a Vespa di andare a piedi sul Monte Senario se non avesse mantenuto l’impegno, invece va in ferie in America, si presume in aereo. […]
Poi ci sono le leggi-ricorrenza: il 2 agosto, anniversario della strage di Bologna, siannuncia la legge sul reato di depistaggio. Poi, passata la festa, gabbato lo santo: fino al rossimo 2 agosto. Idem per le leggi-emergenza: a giugno Renzi annunciò “un Piano B sull ’immigrazione”, poi si scoprì che il Piano B consisteva nell’avere un Piano C, che sarà annunciato con calma.
Ad aumentare il casino c’è il bombardamento di miliardi stanziati –a parole, si capisce–per tutti i rami dello scibile umano, che nessuno sa dove siano e infatti non esistono se non nel mondo virtuale e parallelo dei politici e della stampa al seguito. Però suonano bene. Limitiamoci, per esigenze di spazio, all’ultimo semestre.
“La spending review vale 10 miliardi” (Renzi, 23.2).
“2 miliardi per le pensioni dei più poveri” (1 7. 5) .
“Sbloccheremo cantieri per 20 miliardi” (6.7).
“In 5 anni meno tasse per 50 miliardi” (28.7).
“Piano da 12 miliardi per la banda ultralarga” (6.8).
“1,3 miliardi contro il dissesto idrogeologico” (6.8).
“Sud, piano per sbloccare 12 miliardi” (Renzi secondo il Corriere,3.8).
“Sud, investimenti per100 miliardi senza vincoli Ue” (Renzi secondo Repubblica, 7.8).
“Opere da oltre 15 miliardi e il Sud crescerà del 3%” (Del Rio, 9.8).
“Povertà: 1,5miliardi per dare a tutti il reddito di inclusione” (Renzi secondo l’Unità, 12.8).
Mal contati, sono 177 miliardi in un anno, cui vanno aggiunti i 50 da trovare subito per non dover aumentare le imposte in base alle clausole di salvaguardia dell’ultima finanziaria.
Totale: 227 milirdi.
[…]
Ecco gli ultimi esempi.
La Repubblica, venerdì 14 agosto 2015: “Figli, il governo si corregge. Sì ai permessi. Sbloccati i congedi parentali”.
L’Unità, venerdì 14 agosto 2015: “Questa terra è la mia terra. Il Parlamento vara lo ius soli: diritti, doveri e regole per chi nasce in Italia”.
Tutto questo in prima pagina. Poi, dentro, i verbi dall’indicativo presente passano al futuro, sia pur scortati dall’avverbio decisionista “presto”.
La Repubblica :“I congedi parentali saranno permanenti. Presto la circolare”.
L’Unità: “Presto un milione di nuovi cittadini. A settembre andrà in aula alla Camera, per la prima lettura, il testo sullo ius soli”.
Presto, com’è noto, vuol dire mai, o quasi. Però intanto l’effetto è assicurato: un annuncio oggi, uno domani e si rafforza l’immagine di un governo ipercinetico, infaticabile, futurista, marinettianamente brumbrum, pancia indentro e petto in fuori anche a Ferragosto col caldo che fa. Un governo che finalmente “fa le cose” perché –come detto autorevolmente dal premier fanciullino all’ultima Direzione Pd dopo un bottone di due ore che manco Fidel Castro – “l’hashtag è #zerochiacchiere”.