
ROMA – “Draghi ha le tasche piene dei tedeschi” scrive Ugo Bertone su Libero: “Ci sono 175 miliardi fermi alla Bce per compiacere la Bundesbank terrorizzata dallโinflazione. Ora SuperMario vuole usarli per rivitalizzare lโeconomia. Ma prima Francoforte deve ammettere lโutilitร dellโoperazione”.
L’articolo su Libero:
La manovra รจ pronta. Mario Draghi, perรฒ, si muoverร solo ad una condizione: Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, dovrร impegnarsi di persona per convincere lโopinione pubblica tedesca che รจ arrivato il momento per interrompere la โquarantenaโ imposta ai titoli di Stato dei Paesi in difficoltร (Grecia in particolare) acquistati nel 2010 dalla Bce, allora guidata da Jean-Claude Trichet.
Una partita da 175 miliardi di euro, tanti quanti ne sono stati congelati in questi quattro anni dalla fobia tedesca per lโin – flazione. In sostanza, si tratta di interrompere le operazioni che sterilizzano la liquiditร usata a suo tempo per evitare il default di Atene. Allora, il membro tedesco della Bce, Axel Weber, si oppose con ogni mezzo (comprese le dimissioni) al salvagente per le Finanze di Atene. Alla fine, si arrivรฒ ad un compromesso: sรฌ ai prestiti, purchรฉ la Bce trattenesse in cassa lโequivalente di quanto versato, per evitare che lโaumento di liquiditร generasse inflazione a danno, presunto, delle tasche dei contribuenti tedeschi. Oggi, perรฒ, i prezzi nellโEurozona galleggiano al di sotto dellโuno per cento mentre la liquiditร scarseggia. Data la situazione, secondo lโagenzia Bloomberg, Mario Draghi ha dichiarato che potrebbe chiedere di interrompere lโassorbimento di liquiditร allโoperazione, denominata Securities Markets Programme (Smp), ma ad una condizione: la Bundesbank, favorevole (pare) alla novitร , dovrร spiegare ai tedeschi il senso dellโoperazione. In altri termini, Draghi ne ha abbastanza degli attacchi subiti dagli organi di stampa vicini alla banca centrale tedesca.
Soprattutto di questi tempi, quando ormai dovrebbe esser vicina la decisione della corte di Karlsruhe sui fondi Ems che finora, a costo zero, hanno evitato il tracollo dellโeuro ma che allโopinione pubblica tedesca รจ stata presentata quasi come un esproprio. Stavolta Weidmann si assuma le sue responsabilitร . La questione, allโapparenza tecnica, in realtร ha un forte valore politico. Il direttorio della Bce domani, probabilmente, non deciderร il taglio dei tassi o un interesse negativo sui depositi presso la Bce. Ma, lโoperazione sugli Smp potrebbe segnare lโavvio degli โinterventi non convenzionaliโ per dare una scossa allโeconomia. Lo stesso Draghi ha, di recente, fatto riferimento alla possibilitร che la banca centrale possa procedere allโacquisto di pacchi di prestiti bancari legati ai mutui, ovvero gli abs (asset backed securities). Non un Quantitative Easing allโamericana (ipotesi irrealistica, anche per lโopposizione tedesca) ma un tentativo di fissare un benchmark per far rifiorire un mercato appassito: prima della a crisi del 2007, le operazioni di banche e finanziarie sugli Abs e simili in Europa ammontavano a 539 miliardi, un quarto del giro dโaffari in Usa. Ma nel 2013 nella Ue il giro dโaffari รจ stato di soli 74 miliardi, un decimo di quello americano. Cโรจ spazio, insomma, per rivitalizzare un panorama devastato dalla crisi e dal rigore teutonico. Ed รจ necessario muoversi in fretta, per evitare che lโoperazione pulizia dei bilanci bancari coincida con la chiusura di ogni possibile canale di finanziamento, bancario e non, per le imprese. Bisogna agire. E Draghi lo sa. Nella speranza che herr Weidmann non remi contro.
