
ROMA – “Monti è la nostra condanna” scrive Gianluigi Paragone su Libero (19 ottobre), Monti è la nostra condanna che se ne va “con uno stipendio garantito per sempre”. “Il peso negativo delle riforme di SuperMario – scrive Paragone – si sente ancora oggi. Monti è stato un bluff. Un bluff dopato dalla stampa e da quel circolo di poteri forti da tempo impegnati a costruire un’Italia vassalla di logiche avvelenate”.
Ecco uno stralcio dell’articolo:
Quasi tutti erano convinti che davvero quel signore in loden potesse convincere i cittadini. Più la rabbia covava nel Paese e più nella pelle del Paese si iniettava anestetico. Tentarono anche operazioni simpatia, invano. Mario Monti era troppo distante rispetto alle persone in carne ed ossa. Infatti, puntuale come le cambiali (eh eh eh…), arrivò la batosta elettorale: l’uomo che avrebbe dovuto fare la differenza restò a piedi, terza stampella di un governo che ora fa fatica ad accettare. Per non dire dei suoi alleati, quelli che lo hanno scaricato con la freddezza della politica politicante. Il più imbarazzante è il solito Pier Ferdinando Casini, cioè colui che non passava giorno a prestarsi come cane da guardia del montismo. Il professore non tira più? Facile, lo si isola. Gli si fa perdere la testa (operazione non difficile col caratterino arrogante che si ritrova) e lo si abbandona per strada. Triste, solitario y final, scriveva Osvaldo Soriano raccontando ben altre storie. Così è per Mario Monti, un equivoco della politica. Un signore inventato per… risolvere problemi. Un signore messo in minoranza da un professionista di quella politichetta dall’inciucio permanente. Ci sarebbe un solo modo per riscattare questo pessimo anno: chiedere scusa