ROMA – I giornali sono finiti, la vittoria di Beppe Grillo รจ stata la “Caporetto dell’informazione”. Roberto D’Agostino, direttore del sito Dagospia, spiega al Fatto Quotidiano perchรฉ la vittoria di Grillo segna uno spartiacque per il mondo dell’informazione, sia per chi la fa, sia per chi ne fruisce.
Perchรฉ il linguaggio della stampa italiana รจ rimasto a Gutenberg e in un mondo in cui McLuhan sembra giร vecchio, il ritardo รจ imperdonabile. La rivoluzione della rete รจ paragonabile a quella del sistema digitale che ha spedito in soffitta la tv generalista. Per fortuna di Lor Signori, gli italiani per ora alfabetizzati dal computer sono solo il 25 per cento, media bassissima. Ma la percentuale si invertirร presto e la dittatura della quantitร sulla quale ha campato alla grande e ancora campa il โgeneralistaโ Berlusconi tramonterร per sempre.
Grillo che la conosce, dopo averla detestata (spaccava i computer sul palco), sa che Internet รจ una somma di moltitudini che seppellisce definitivamente lโidea di una massa monolitica e si fa beffe del linguaggio della vecchia politica โanalogicaโ.
E cancella il ruolo dei giornali?
Negli anni โ60 giornali come il Corriere della Sera incarnavano unโindiscutibile autoritร /credibilitร . Allโindomani di Tangentopoli, sono tutti finiti senza esclusioni di sorta nelle mani di imprenditori terrorizzati, nudi di fronte alla magistratura e bisognosi di difesa.
Sono venuti meno al proprio ruolo?
I quotidiani, da cani da guardia del potere hanno finito per diventare peluche da salotto. E le notizie sono scomparse, in difesa degli interessi di banche, imprenditori e fondazioni. Ma il gioco di insabbiamento, con lโarrivo del web, รจ finito miseramente. Grillo senza giornaloni al fianco, senza tv, senza Floris o Vespa a favore, anzi, con lโintero arco costituzional-televisivo contro, ha sparecchiato le urne con un colpo di mouse.
