ROMA – Come conservare l’incredibile quantità di file digitali che allegramente accumuliamo giorno dopo giorno convinti che l‘immaterialità dei dati equivalga alla loro eternità? E’ un problema epocale per gli Stati, le amministrazioni, i luoghi deputati alla conservazione della memoria fatalmente diventata digitale.
Gli interrogativi su quanto resistano i supporti attuali e quale formato scegliere per la trasmissione del sapere rappresenta la sfida più grande per i professionisti dei sistemi di archiviazione, dalla British Library alle biblioteche comunali. Il patrimonio documentale, si scopre, soffre di una condizione di provvisorietà che le meraviglie tecnologiche delle macchine pensanti sembrano occultare.
Un po’ come succede nelle famiglie, dove l’album del matrimonio conservato ingiallito e impolverato in soffitta è di sicuro meno a rischio delle migliaia di foto e canzoni e video scaricati sul computer di casa, visibili sul telefonino, portabili su pennetta e trasmissibili senza cavi grazie al blue tooth.
Nell’epoca della deperibilità tecnica tutta la foresta rigogliosa dei supporti digitali ha gli anni contati. La montagna di cd, dvd, flash-drive, floppy-disc, hard-drive, attuali custodi dei nostri ricordi e delle nostre predilezioni, sarà nel giro di pochi anni tutta roba buona per riempire le discariche o riciclata come gadget vintage per il modernariato che verrà.
L’interessante dossier pubblicato su Repubblica del 21 ottobre, utile compendio sulla distruzione prossima ventura, segnala il rischio implicito che la questione eventualmente mal posta può generare: “la fine della storia”.
Non sembri inutilmente allarmistico. Quattro condizioni legate allo sviluppo e alla velocità delle trasformazioni tecnologiche rendono sempre più difficile tramandare il sapere. Della deperibilità dei supporti abbiamo detto. Poi non è possibile archiviare tutti materiali, solo a quelli dei software open source si può accedere facilmente. Pochi anni bastano, inoltre, a far saltare la coerenza del software: la mortalità dei programmi di lettura rendono improvvisamente obsolete i dispositivi di lettura.
Infine, i materiali multimediali sono frequentemente coperti dal copyright. Un consiglio per le famiglie: scattate meno foto con i vostri gioiellini digitali ma imparate a farvi stampare in pellicola quelle che veramente meritano. A meno che, presi da un raptus, non vogliate cancellare tristi ricordi, o non vi si allaghi la cantina, o le cavallette… In tutti gli altri casi le avrete conservate meglio che in un magazzino digitale. Perché un file non è per sempre.
