
Nuovi sviluppi nell’inchiesta che si occupa dei rapporti tra il “Credito Cooperativo Fiorentino”, banca del coordinatore del Pdl Denis Verdini e la società di costruzioni “Baldassini Tognozzi Pontello” (Btp) di Riccardo Fusi. Il punto è questo: nel corso degli anni l’istituto di credito di Verdini concesse alla Btp crediti per dieci milioni di euro, pari a un quinto del suo capitale. Crediti concessi, tra l’altro, ad una società che già aveva raggiunto un’esposizione complessiva verso l’intero sistema bancario che superava gli 800 milioni di euro. Verdini ha sempre detto che quei finanziamenti erano leciti e tutte le carte erano in regola. Ora i pubblici ministeri Luca Turco, Giuseppina Mione e Giulio Monferini avrebbero scoperto il “trucchetto” architettato dal Credito cooperativo e dalla Btp per giustificare il passaggio di soldi: a garanzia dei finanziamenti la Btp ha portato negli anni una decina di contratti di compravendita immobiliare ma tutti “regolarmente” fittizzi. Finti per due motivi: il primo è che entrambi i contraenti (venditori e acquirenti) erano sempre legati in qualche modo alla Btp; e secondo perché questi preliminari non si traducevano mai nella reale compravendita dell’immobile e dopo poco decadevano.
Compravendite fittizie, dunque, che dare una garanzia ai finanziamenti e soprattutto per far risultare regolari le carte del Credito Cooperativo ad una analisi superficiale. Quello che ipotizzano i pm, infatti, è che tra i due istituti (la banca di Verdini e la società di Fusi) ci sia un legame così forte da ipotizzare che Verdini e Fusi siano “soci di fatto”. Ovvero che abbiano organizzato il tutto di comune accordo. Che le due famiglie siano molto legate è indubbio. Non deve essere un caso, dicono i pm, che nel collegio arbitrale della banca di Verdini sieda Monica Maniscalchi, che è la segretaria di Fusi.
Per ora la procura di Firenze sta indagando e ha già iscritto nel registro degli indagati il direttore generale del “Credito”, Piero Italo Biagini, Riccardo Fusi e Riccardo Baronti, funzionario della Bnl (altra banca che ha partecipato al pool di finanziatori di Btp).
Certo anche per Denis Verdini non deve essere una bella notizia questa nuova svolta nelle indagini. Il coordinatore del Pdl, infatti, è già indagato per corruzione in tre filoni investigativi: a Firenze per l’appalto della Scuola marescialli, a Roma per l’eolico in Sardegna, a L’Aquila per gli appalti della ricostruzione. E non solo. Il suo “Credito cooperativo” è già entrato nel mirino dei pm perché sembra sia stato la stazione di transito degli 800 mila euro di tangenti che avrebbero convinto lo stesso Verdini a impegnarsi per facilitare imprenditori amici per la costruzione di impianti eolici in Sardegna. Inoltre la Banca d’Italia ha terminato le indagini sulla banca di Verdini e si appresta a trarre le sue conclusioni.