Il comunicato di Bertolaso dice infatti che nella primavera-estate del 2003 il sottosegretario aveva dovuto, per vicende personali, soggiornare presso il collegio universitario di Propaganda Fide, sempre a Roma. Non spiega quali fossero le vicende personali e se uno glielo chiedesse si vedrebbe certamente opporre la privacy. Per Bertolaso valgonole considerazioni fatte sopra. E allora: perché un uomo adulto, anzi nella piena maturità, va via di casa, va in collegio pur di andarsene, e ne resta lontano per parecchi mesi? Non è una domanda giudiziaria, ma una domanda politica: questo non c’entra con l’onestà della persona, ma con la possibilità di fare bene il suo lavoro in un quadro di riferimento di vita familiare sereno.
Si arriva così al tema dell’inchiesta e alle nuove indiscrezioni di mercoledì. La permanenza in collegio infatti è durata poco, perché l’attività lavorativa del Capo del dipartimento della protezione civile, sostiene la sua nota stampa, si era però “mostrata incompatibile con il regime di vita degli studenti dell’ateneo a causa degli orari imposti dalla sua attività istituzionale”. Di qui il trasferimento in via Giulia.
E qui si apre un nuovo piccolo mistero. Chi pagò l’affitto di quell’alloggio? Come lo trovò? Sono due punti delicati, non solo quello dell’affitto ma anche quello di chi gli trovò casa, perché sullo sfondo incombe anche l’ombra di Angelo Balducci, suprema autorità dei lavori pubblici italiani e braccio destro di Bertolaso il quale, fin dai primi giorni dello scandalo, ha disperatamente cercato di prenderne le distanze. Balducci era anche un gran personaggio in Vaticano e esercitava una fortissima influenza sulla Propaganda fide.
La versione di Bertolaso, come lui l’ha fornita ai pm di Perugia Sergio Sottani ed Alessia Tavarnesi, è che fu il cardinale Crescenzio Sepe, a lungo al vertice di Propaganda Fide e oggi arcivescovo di Napoli, occuparsene e a indirizzare Guido Bertolaso al professor Francesco Silvano, collaboratore dell’organizzazione religiosa, che poi gli mise a disposizione l’appartamento. Bertolaso ha spiegato agli inquirenti di avere contattato “personalmente” il cardinale Sepe, che conosceva da tempo, probabilmente da quando Bertolaso si era occupato di Giubileo per conto dell’allora sindaco di Roma Francesco Rutelli. Fu quindi il cardinale Sepe a indirizzare Bertolaso, secondo quanto avrebbe riferito lui stesso ai pubblici ministeri, al professor Silvano, che gli mise a disposizione l’appartamento di via Giulia. Il sottosegretario ha anche spiegato di avere soggiornato nella casa fino alla fine del 2003 quando tornò a vivere nella sua abitazione. Ma ai magistrati ha anche rivelato di avere mantenuto la disponibilità dell’appartamento, senza comunque soggiornarvi, per un altro anno, al termine del quale restituì le chiavi.
Nel corso dell’interrogatorio, i pm hanno poi contestato a Bertolaso le dichiarazioni rese dall’architetto Angelo Zampolini, che gli inquirenti sospettano abbia riciclato denaro per Diego Anemone. E’ stato Zampolini ad aver detto di aver pagato l’affitto della casa di via Giulia (per conto del costruttore, è il sospetto di chi indaga) senza però fornire date, almeno a quanto sarebbe emerso nell’interrogatorio di Bertolaso. Il capo della Protezione civile ha comunque negato che ciò sia avvenuto quando soggiornava nell’abitazione. Di questa Bertolaso ha ribadito di avere pagato le bollette ma non l’affitto. Che senso ha tutto ciò? Da quel che traspare dalle indiscrezioni, i punti sono: 1. Bertolaso nega che quando lui abitava in via Giulia, Zampolini gli pagasse l’affitto.
Ai pubblici ministeri di Perugia il sottosegretario ha consegnato anche alcune foto di un immobile nella zona di Positano, anche questo finito all’attenzione degli inquirenti. “Un rudere che apparteneva a mia madre” ha sottolineato Bertolaso ai magistrati. Nel corso dell’interrogatorio di ieri, infine, si è parlato anche di appalti. “Non mi sono mai occupato della gestione degli appalti, con la sola eccezione di quelli per il G8 che doveva tenersi alla Maddalena” ha messo a verbale il capo della Protezione Civile. Per quanto riguarda il vertice poi spostato all’Aquila, Bertolaso ha riferito che si accorse che i costi stavano lievitando e per questo “intervenni, sostituendo come soggetto attuatore Fabio De Santis”, che a sua volta aveva preso il posto di Angelo Balducci, “con Gian Michele Calvi, nel novembre del 2008”. Per il resto degli appalti, Bertolaso ha riferito ai pm perugini che a occuparsene era l’allora presidente del consiglio superiore pubblici Angelo Balducci.
