Si è ucciso volando nel vuoto di un viadotto sull’autostrada A26 che collega Milano a Genova l’imprenditore edile Fabrizio Collini, titolare della Collini spa, la maggior impresa costruttrice del Trentino, la trentottesima in Italia con un giro di affari di circa 160 milioni, generati soprattutto da appalti di enti pubblici.
Collini ha pianificato il suo suicidio: a bordo della sua auto, un’Audi grigia, ha sistemato alcune lettere per i suoi avvocati e per i suoi due figli e un biglietto, scritto a macchina, con i contatti telefonici dei familiari che dovevano essere avvisati della sua morte.
Poi si è messo in cammino lungo il viadotto, il più alto dell’A26: 100 metri di vuoto su un rigagnolo che si chiama Gorsexo nel comune di Mele, a Genova Voltri. C’e’ stato chi l’ha visto volare nel vuoto e ha chiamato Polstrada, vigili del fuoco e 118. Per Collini nulla da fare: è morto sul colpo.
Il suo corpo, recuperato dai vigili del fuoco, è stato composto all’istituto di medicina legale dell’ospedale San Martino. Finisce così un imprenditore che ha conosciuto i fasti di un’epoca d’oro, quella degli anni ’90, e i problemi delle inchieste e delle aule di giustizia che hanno accostato il nome a reati di tipo economico e sessuale. Collini aveva chiuso con un patteggiamento a due anni e tre mesi di reclusione i suoi conti con la giustizia, aperti dall’inchiesta ‘Giano Bifronte’ della Guardia di finanza di Trento su presunte tangenti in appalti pubblici in Trentino.
La sentenza era stata pronunciata il 15 aprile scorso dal giudice Carlo Ancona che aveva accolto l’ipotesi di pena concordata dalla difesa dell’imprenditore e dalla Procura. Le accuse nei confronti di Collini erano corruzione e turbativa. L’imprenditore aveva anche definito il risarcimento dei danni: 8 milioni di euro (allo Stato) erano stati pagati dalla Collini spa e da Fabrizio Collini in persona. 560 mila euro era invece il danno risarcito alla Provincia di Trento e 100 mila euro erano andati all’Istituto de Tschiderer di Trento. Infine 60 mila euro all’Air della Rotaliana.
Nei mesi precedenti Collini aveva già patteggiato un anno e due mesi di reclusione per i reati sessuali, contestati collateralmente all’inchiesta sugli appalti pubblici. Fabrizio Collini aveva scelto il patteggiamento spiegando di non potere affrontare un processo per ragioni di salute. L’imprenditore lo aveva già fatto nel 2009, quando era accusato di tentata violenza sessuale su minore (l’ipotesi di reato si riferisce ad alcuni presunti accordi che Collini avrebbe preso con due donne per far partecipare ad incontri a luci rosse anche una bimba, ipotesi per altro sempre smentita dall’imprenditore) e di tre casi di induzione alla prostituzione.
Allo stesso modo le ragioni di salute avevano portato alla scarcerazione di Collini nel dicembre del 2008 e al suo trasferimento in una struttura sanitaria. Quanto ai presunti illeciti in appalti pubblici, l’inchiesta ruotava proprio intorno all’imprenditore. Nell’ordinanza che lo ha portato in carcere erano infatti elencate una serie di opere pubbliche, che, secondo la Procura, avrebbero dovuto essere aggiudicate alla Collini spa dietro promesse di compensi o di favori per opere sia stradali che di edifici, legati a società pubbliche trentine.