Annamaria Franzoni “non ha memoria” dell’omicidio del figlio Samuele come di un fatto “riconducibile a un suo gesto”. Lo hanno detto oggi in tribunale due consulenti della difesa, i professori Giuseppe Sartori e Pietro Pietrini, al processo Cogne Bis in cui la donna é imputata di calunnia nei confronti del vicino di Casa Ulisse Guichardaz.
Per arrivare a questa conclusione i due specialisti hanno sottoposto la Franzoni a un test, chiamato Iat, messo a punto negli Stati Uniti, da un esperto di Seattle, quindici anni fa. “Il ricordo che la signora conserva nel suo cervello – hanno precisato i due consulenti – è il ricordo della sua versione dei fatti”. La Franzoni, che ha sempre detto di essere innocente, sta scontando nel carcere di Bologna la condanna per l’omicidio.
Ciò che si nasconde nella mente di Annamaria Franzoni è importante ai fini della causa perché bisogna stabilire se la donna, quando nel 2004 denunciò Ulisse Guichardaz, sapeva di stare accusando un innocente. Ugo Fornari, consulente della Procura, ha sottolineato che lei “non vuole ricordare e non può ricordare perché se ricordasse correrebbe un rischio di morte, potrebbe arrivare al suicidio”. E’ anche vero, per Fornari, che pochi giorni dopo il fatto, nel 2002, Annamaria proiettò l’immagine di se stessa come autrice dell’omicidio su di un’altra vicina di casa, Daniela Ferrod, durante uno sfogo con il marito che secondo il professore fu, in realtà, una “confessione” in piena regola seppure inconscia e inconsapevole.
Del resto, a giudizio di Fornari, la Franzoni “é una persona con notevoli problemi”. In ogni caso, i consulenti della difesa hanno concluso che la donna “é genuinamente convinta” della bontà della propria ricostruzione dei fatti, e che, quindi, “viene meno il reato di calunnia”: a questa ultima considerazione però il giudice Roberto Arata ha replicato con “questo lo lasci decidere a noi giuristi”.
In aula è stato spiegato che lo Iat (implicit association test) è un accertamento innovativo che dagli Stati Uniti si è ormai diffuso in tutta Europa. Per Annamaria Franzoni l’esame si é protratto cinque sedute. Davanti ad un computer la donna vedeva apparire sullo schermo delle frasi e doveva digitare sulla tastiera i pulsanti corrispondenti a “vero” o “falso” in base al suo convincimento. Dai suoi tempi di reazione, secondo i due specialisti, è stato possibile conoscere la natura dei suoi ricordi e capire che non soffre di amnesia. Il pm Giuseppe Ferrando, nel cominciare il contro interrogatorio, non ha nascosto le sue perplessità sul test, manifestandola con alcune battute ironiche.