ROMA – ”Sono innocente”. Due parole per allontanare un’accusa infamante e un passato che ritorna. Manuel Winston Reves, fermato per l’omicidio della contessa Alberica Filo della Torre, le ha ripetute mercoledì 30 marzo ai suoi avvocati. E sono anni che le dice alla moglie Rowena. E ai suoi datori di lavoro. Winston è ”un uomo ”buono, molto cattolico e solitario”, che negli ultimi venti anni credeva di essersi gettato alle spalle una triste esperienza diventando l’idolo delle mamme, soprattutto per la sua dolcezza con i bambini. Ma da oggi quei sospetti nei suoi confronti sono riaffiorati tra l’incredulità e lo sgomento delle famiglie che finora lo avevano accolto.
E’ un ”domestico modello”, spiega chi lo conosce. Lui e sua moglie Rowena, una connazionale con la quale e’ sposato da 14 anni e dalla quale ha avuto tre figli, hanno lavorato presso famiglie facoltose di Roma. Una coppia di domestici molto richiesta nella Capitale e che vantava referenze di tutto rispetto per i suoi modi gentili, tanto che per diversi anni era stata assunta anche dalla famiglia dell’ex-presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. ”E’ un uomo buono, ci ha aiutati durante alcuni momenti di difficoltà. Gli abbiamo affidato i nostri due figli. Uno di loro oggi ha chiesto di lui, lo accompagnava sempre a scuola.
Era ‘l’idolo’ delle mamme della scuola”, spiegano gli attuali datori di lavoro, una facoltosa coppia di ex-imprenditori nel campo dell’editoria. Da tre anni Winston vive con loro in quella casa romana lussuosa di due piani in zona Aurelia assieme a sua moglie Rowena. Entrambi aspettano che i loro tre figli di 15, 14 e 11 anni finiscano le scuole nelle Filippine e poter venire a Roma. E una di loro sembra marchiata inevitabilmente da un passato che il domestico non voleva comunque dimenticare del tutto.
Winston ha chiamato la sua prima figlia Alberica, proprio come la contessa che secondo i pm ha assassinato venti anni fa e per la quale aveva lavorato solo due mesi. Ma il domestico aveva tentato di superare quella vicenda scomoda, ricordandola ai suoi datori di lavoro ogni volta che veniva assunto presso una nuova famiglia. E poi lavorava sodo. Da umile factotum: giardiniere, autista, domestico. Gli unici spazi liberi che si concedeva erano dedicati alla sua spiritualità. Assieme alla moglie frequentava le associazioni cattoliche, andava a messa e ogni tanto si isolava nelle sue lunghe passeggiate. Quando ricordava voleva restare solo. ”Lui è innocente e spero che Dio non dorma in questa storia. Conosciamo tante persone qui in Italia. Mio marito è una persona semplice e molto affettuosa, mi ha sempre detto che non c’entra nulla con le accuse che gli sono state rivolte”, dice sua moglie in lacrime.
Ieri sera, durante le ore dell’arresto, lei non lo vedeva tornare e ha appreso la notizia dai datori di lavoro, che hanno visto scioccati le immagini del domestico in tv. Suo marito ora si è rinchiuso nel silenzio. Le parole del ”domestico dal cuore d’oro” che Rowena ricorda del marito sono: ”E’ una storia di venti anni fa. Ormai è cancellata”. Non è andata via. Come le tracce di sangue rimaste sul lenzuolo che stringeva il collo di Alberica Filo della Torre.