
E’ stata aperta tre anni fa la strada che per la prima volta al mondo ha permesso di osservare il fenomeno dell’oscillazione dei neutrini. Nell’esperimento, chiamato Cngs (Cern Neutrino to Gran Sasso) un fascio con miliardi di miliardi di neutrini è stato “sparato” dal Cern di Ginevra ai Laboratori del Gran Sasso e, viaggiando quasi alla velocità della luce, ha attraversato la roccia in linea retta e senza il minimo disturbo.
I neutrini hanno infatti la caratteristica di non interagire in alcun modo con la materia ed è questa la ragione che rende così difficile osservarli. Il fascio di neutrini ha impiegato soltanto 2,4 millisecondi per percorrere la distanza di 730 chilometri che separa il Cern di Ginevra dai Laboratori Nazionali del Gran sasso, vicino L’Aquila. L’esperimento è stato progettato con l’idea che i neutrini siano miscele di stati, ognuno dei quali ha una massa definita e diversa e si evolve diversamente nel tempo.
Si è pensato così che, se dal Cern venivano lanciati solo neutrini muonici, questi durante il percorso potevano gradualmente assumere alcune caratteristiche dei loro “cugini”, i neutrini tau, fino a trasformarsi completamente in essi. Arrivati a destinazione, i neutrini “sparati” dal Cern sono stati accolti dai rivelatori dell’esperimento Opera. Questi si comportano come una gigantesca e sofisticata macchina fotografica, formata da 150.000 mattoncini di piombo rivestiti di emulsione fotografica e pesanti 1.300 tonnellate.
Se, come è finalmente accaduto, i neutrini muonici si trasformano in tau, questi ultimi interagiscono con gli atomi di piombo, producendo una particella carica (il leptone tau) dalla vita brevissima e che, decadendo, lascia tracce nelle emulsioni fotografiche. Queste tracce sono quelle osservate dai fisici dell’esperimento Opera.
