La nuova crescita di vegetazione nelle terre abbandonate potrebbe avere effetti benefici nelle foreste pluviali. Lo sostengono alcuni biologi americani, che parlano appunto di«foreste secondarie», cioè quelle caratterizzate da questa ricrescita.
Ad esempio, nel villaggio panamense di Chilibre, molti contadini hanno abbandonato le loro fattorie per andare a vivere a Panama City. «Quello dei campi è un lavoro troppo duro per i giovani», sostiene Felipe Garcia, uno dei sopravvissuti.Garcia fa parte della tribù Ngobe, che vive principalmente di agricoltura.
Nelle aree abbandonate è però ricresciuta la vegetazione tipica di questa foresta, e questa ricrescita ha affascinato botanici ed ecologisti. In questo modo sono infatti tornati alla luce specie di piante e di animali, che altrimenti sarebbero rimasti probabilmente ignoti.
Secono Joe Wright, un biologo americano che da anni studia le foreste dell’America Centrale, «molti animali si sono adattati alle nuove condizioni, ed in questo modo l’80% della biodiversità è stato preservato».
Non la vede allo stesso modo Bill Laurance, un altro studioso che conduce le sue ricerche sul versante brasiliano foresta amazzonica. Secondo lui, le considerazioni che Wright fa su una regione piccola come quella panamense non possono essere generalizzate.
Infatti, dice, «nell’Amazzonia il disboscamento selvaggio sta danneggiando gravemente la foresta. Il sottobosco che prospera in queste aree è una caricatura della foresta».