MESSINA – Le Poste italiane sono state condannate da un tribunale a risarcire con 174 mila euro un anziano ex dipendente ammalatosi di un tumore alla gola causato dal fumo passivo. E’ una sentenza senza precedenti, che può aprire il varco a una miriade di richieste danni. Il giudice del lavoro Beatrice Catarsini ha riconosciuto le ragioni di Francesco B., il pensionato, condannando il suo datore di lavoro perchè, come scrive nella sentenza, “la pericolosità del fumo cosiddetto involontario era ben nota nel nostro Paese all’epoca dei fatti”.
Il calvario del signor Francesco, ottantaduenne di Messina, è cominciato nel dicembre del 2000 quando gli fu diagnosticato un cancro alla laringe, operato dopo un paio di mesi. Lui, che non ha mai fumato in vita sua, aveva un tipico tumore da fumatore che, nonostante gli sia stato subito asportato, gli ha cambiato per sempre la vita: parla con grande difficoltà, ha perso tutti i denti, è costretto a nutrirsi solo con liquidi.
“Poste italiane ha sostenuto nella sua difesa che fino al 1994 non c’era una legislazione specifica sul divieto di fumo nei luoghi di lavoro – spiega l’avvocato del pensionato, Gianluca Pantano – il giudice ha invece sottolineato nella sentenza che basta la legge antifumo del 1975 nei luoghi pubblici e l’articolo 2087 del codice civile che impone al datore di lavoro di preservare la salute del lavoratore”.
[gmap]