Perchè così sceglie Fincantieri, che ha otto cantieri in Italia, da Monfalcone, a Muggiano, a Ancona, a Palermo, a Castellamare di Stabia, a a Riva Trigoso, fino a questa Sestri dei mille dolori.
Si rinforzano i cantieri dell’Adriatico e si ridimensionano o chiudono quelli dei Tirreno. Gli ordini sono crollati, meno 55 per cento dal 2007 al 2011 e se non hai una nave dopo l’altra da costruire, chiudi. E si chiude Sestri e Castellammare, nella furia degli operai e delle istituzioni che gridano alla congiura del Nord Est contro il Nor Ovest, l’Adriatico della Lega Nord contro il Nord Ovest delle rimonte Pd.
Ma questa è crisi globale a parte, una battaglia che si combatte da decenni. Fulvio Cerofolini era un giovane socialista barricadiero, quando nel 1966 portarono via da Genova la Direzione Italcantieri, la testa di tutta la cantieristica italiana, trasferendola a Trieste. Una botta micidiale che sollevò la città , la quale aveva, però, i suoi santi in paradiso, come Paolo Emilio Taviani, il ministro delle partecipazioni Statali Giorgio Bo, il leader confindustriale Angelo Costa, il cardinale principe, quasi papa, Giuseppe Siri, i vertici dell’Iri con Peppino Petrilli, genovese, direttore generale. In cambio di quel trasloco di uffici e teste pensanti, la città ebbe un pacchetto compensativo sostanzioso, come la costruzione dell’Autostrada Voltri-Gravellona Toce, la strade dei Trafori e la assicurazione che la Superba sarebbe diventata la capitale dell’industria nucleare con l’Ansaldo caput dell’affare, che Craxi, nemico di Cerofolini, guarda le solite coincidenze, bloccò.
Poi, quindici anni dopo, nel 1981, quando la grande crisi delle PPSS falcidiò di tagli l’industria di Stato a Genova, cancellando in tre anni 55 mila posti di lavoro il Cantiere di Sestri tremava come oggi.
Cerofolini, allora sindaco all’inizio del suo secondo mandato, in pieni anni di piombo, con le BR che sputavano volantini dalle fabbriche Iri e gambizzavano dirigenti industriali e politici un giorno si e uno no, salì sui tavoli per arringare meglio la folla degli operai che occupava ferrovie e aeroporti.
Sestri sembrava destinata a ridursi a un cantiere per costruire piattaforme navali. Addio navi? Miracolosamente Sestri è rimasta a galla e poi è arrivato il boom delle crociere, dove la perizia genovesi dei pistoni e delle eliche sopraffine si è salvata, esaltandosi ancora.
Prima della crisi, che tartassa ora la cantieristica italiana, Fincantieri costruiva 12 navi kolossal ogni anno. Navi Msc del più grande liner del mondo Aponte o di Costa Carnival, la firma nata dalla famiglia genovese e comprata dagli yankees.
Sestri era sulla cresta dell’onda. Oggi la previsione è di 14 navi nei prossimi 4 anni, gli esuberi sono 2600 di cui appunto 800 a Genova, più i trasferimenti forzati e la ricaduta nell’indotto, fino a duemila posti ko in Liguria.