Conosco bene Li Vigni. Mi ha raccontato che Mattei nel ’66-’67 era volato a Teheran per stipulare un patto anche con il capo del governo Mossadeq, democraticamente eletto sotto il regime dello scià Reza Palehvi. “Mossadeq voleva nazionalizzare il petrolio, che le compagnie petrolifere d’Inghilterra e Usa, le famose Sette Sorelle, si portavano via per pochi soldi”, racconta Li Vigni, “e Mattei fu lesto a offrirgli di sostituire le Sette Sorelle con l’Eni a condizioni molto più dignitose”. Come andò a finire? “Andò a finire”, ricorda Li Vigni, “che Mossadeq rese nota troppo in anticipo l’intenzione di nazionalizzare il petrolio e accordarsi con l’ENI. E come è noto Washington e/o Londra reagirono organizzando un colpo di Stato contro Mossadeq e uccidendo così la neonata democrazia iraniana. Il regime militarista che ne prese il posto è stato così duro da provocare infine la rivoluzione che ha messo in sella l’attuale regime teocratico. Tuttavia l’Iran con la Libia e l’Algeria sono diventati i nostri principali fornitori di petrolio e gas. Ci coprono oltre il 50% del bisogno petrolifero italiano”.
Oggi però, grazie alla politica e alle azioni del governo Berlusconi, siamo riusciti a inimicarci sia l’Iran che la Libia: rischiamo perciò seriamente il disastro energetico. E se la primavera araba dovesse travolgere anche il regime algerino, la mancanza di una politica estera decente del nostro governo ci metterebbe ancor più nei guai.