ROMA – Accaniti e connessi 24 ore al giorno in pochissimi sappiamo come Google, il sito web e motore di ricerca più cliccato al mondo, arriva in pochi istanti a darci le risposte. Un quarto di secondo serve a indirizzarci sul nostro obiettivo: un miracolo tecnologico soddisfa i nostri appetiti che però non si realizza in un istante.
La storia della “query” inizia molto prima della digitazione. Un esercito di software- robot è al lavoro per scansionare il web globale: si chiamano “crawler” o “spider”, addetti a sfogliare il libro web formato da milioni di pagine. Sono servite un milione di ore per compilare l’indice di quel libro, quello di Google, ovvio, è il più esauriente. Un algoritmo, quello che Larry Page e Sergey Brin hanno realizzato nel mitico garage californiano, si occupa di reperire le informazioni. “Page rank”, l’algoritmo, ora va per i quattordici anni, ma la sua incubatrice, il vero inventore è l’italiano Massimo Marchiori, la “musa” cui i due si sono ispirati per tirare fuori quello che oggi per tutti gli smanettoni del web si chiama familiarmente “panda”.
Funziona così: noi digitiamo una o più parole. Per Google è una “query”, una chiave di ricerca. Neppure il tempo di digitare la domanda e Google, prima ancora delle risposte, suggerisce la domanda. E’ Google instant, un’applicazione del motore che sta lì da un paio d’anni e suggerisce completamenti automatici della chiave di ricerca basandosi sulle query più utilizzate.
Tra il nostro premere invio e la risposta di Google passa circa un quarto di secondo. Tempo, in cui, spiega La Stampa, succedono molte cose: Bolt percorre tre metri, nasce un bambino, una coppia si innamora e la nostra domanda viaggia in rete alla velocità della luce. Google ha 11 centrali sparse per il pianeta e non è affatto detto che ci risponda la più vicina: se quest’ultima è affollata e c’è spazio libero da qualche altra parte del mondo Google ci risponderà da là, fosse dietro casa o nelle Filippine, nello stesso intervallo di tempo. Questione decisamente più complessa è come il motore di ricerca sceglie le risposte: il motore di ricerca usa circa 200 criteri diversi per scremare e ordinare i milioni di pagine in cui può annidarsi la risposta che cerchiamo. Si va dalla attualità dei contenuti, alla “qualità” della pagina passando anche per il numero di link che ad una data pagina fanno riferimento.
Tutto questo, in un quarto di secondo, produce il risultato sulla nostra pagina. Risultato che cambia continuamente nel tempo perché l’algoritmo di Google è sempre in aggiornamento una sorta di “trasformazione permanente” che ha come obiettivo utopico la risposta perfetta.
Quello che manca, quello che nessun algoritmo per ora può fare, è tenere conto del “contesto” quello che nel linguaggio verbale ci permette di definire meglio significato e peso dei singoli termini. Il sogno, per ora destinato a rimanere tale, è quello di una ricerca semantica, quella che trasforma quella che alla fine è una lista di informazioni in vera e propria conoscenza organizzata.