ROMA – Per ora le bastano tv e pallone, ma Ilaria D’Amico potrebbe anche scegliere la politica. Lo racconta lei stessa al Corriere della Sera e parla dei suoi due prodotti tv: «Exit» su La7 e «Sky Calcio Show». «Se mi devo pensare tra 20 anni, mi vedo più a seguire attualità e politica, piuttosto che a sondare ancora le praterie del calcio».
Il calcio dice di piacerle, anzi il suo approccio è da tifosa: «Ci sto molto comoda. Finché lasciano il pallino a me, io me lo tengo – racconta la conduttrice -. Il calcio non mi impegna energie mentali, ho un approccio da tifoso nell’arena, vengo pagata per una cosa che mi diverte…».
«Oramai rispetto al gossip della politica c’è una specie di morbosità da cronaca nera e rosa. La politica è cipria e sangue. La gente vuol sapere. E pensare che secondo me la migliore puntata che abbiamo fatto è stata un’inchiesta su Matteo Messina Denaro, abbiamo raccontato come la mafia si sposta da sud a nord, eppure è la puntata che è andata peggio come ascolti, la metà dello share abituale. Sembravamo lunari rispetto ai temi dettati dall’agenda politica».
Poi fa la sua lista dei politici, da quello che attira più attenzione: «Sarebbe banale dire Berlusconi. L’uomo che desta più curiosità in me è Tremonti, che a conti fatti è l’avversario più temuto del premier, l’uomo delle nostre tasche, quello che stringe e allarga i cordoni della borsa. Si è sempre negato, ma io insisto».
Su Brunetta afferma: «Abbiamo avuto un confronto-scontro sulla legge Biagi: un equivoco nato da un’interpretazione a una domanda che non finiva più, è uno che non cerca di essere simpatico e, estremamente preparato, cavilla su ogni parola. È stato un putiferio, ma alla fine ci siamo chiariti ed è tornato altre volte».