Il portavoce del governatore del Veneto Giampiero Beltotto scagiona Luca Zaia e si attribuisce la “colpa” del giallo scoppiato dopo che all’inaugurazione della scuola elementare di Franzolo di Vedelago (Treviso) l’inno di Mameli è stato fatto slittare a fine cerimonia lasciando il posto a Và pensiero: “E’ stato tutto frutto di un mio errore di valutazione, di cui mi assumo le responsabilità. Ho chiesto di stringere i tempi. Zaia di tutto questo non sapeva nulla”.
Spiega che si è trattato di un errore involontario senza alcun intento e politico e si rammarica: “Non credevo succedesse tutto questo pandemonio. Non ci sono stati secondi fini”.
“Sono arrivato alle scuole prima di Zaia – spiega il portavoce del governatore sui quotidiani della Finegil – Mi hanno detto che i bambini volevano far sentire il canto che avevano preparato e che poi in scaletta c’erano il coro di Verdi e l’inno di Mameli. Ho chiesto di stringere i tempi: bene per il coro dei bambini, ma per gli altri s’organizzassero. Zaia di tutto questo non sapeva nulla”.
Ma perché prima il Nabucco e poi l’inno di Mameli? “La scelta non è stata di Zaia e tantomeno mia – sottolinea Beltotto – Hanno deciso di fare il Và pensiero dopo gli interventi ufficiali dal palco e al taglio del nastro l’inno nazionale”.
Un errore dunque “involontario”, per il quale il portavoce di Zaia è disposto a chiedere scusa: “Se qualche onorevole come Gava si è indignato sono pronto a chiedere scusa ufficialmente. E la stessa cosa farò con la provveditrice Carmela Palumbo. Non c’era alcun intento politico in tutto quel che è successo”.
La polemica sull’inno di Mameli che ha travolto Luca Zaia tiene dunque ancora banco tra le fila del centrodestra: il ministro della Difesa Ignazio La Russa è tornato sull’argomento, annunciando che “pesenterà un disegno di legge per disciplinare l’uso obbligatorio in determinate circostanze dell’Inno nazionale”.
La discussione è nata dopo che il governatore veneto è stato accusato di aver fatto eseguire il Va’ pensiero di Verdi invece dell’inno nazionale durante l’inaugurazione di una scuola nel Trevigiano. L’episodio è stato giò stigmatizzato da alcuni esponenti del Pdl: il ministro Ronchi ha parlato di “oltraggio all’Italia”, mentre lo stesso La Russa aveva affermato che, se confermato, si sarebbe trattato di un episodio “molto grave”.
Il ministro della Difesa ha spiegato invece che se l’inno sarà reso obbligatorio in circostanze ufficiali “avremo un riferimento normativo come esiste per l’esposizione della bandiera. In questo modo elimineremo un’altra occasione di discussione”. La Russa ha quindi precisato: “Sono stato accomunato a quelli che ci hanno creduto ma io sono l’unico che ha dubitato che Zaia avesse effettivamente deciso di non far suonare l’Inno. Ho fatto bene perché ho scoperto che invece è stato suonato. Credo però che una sottovalutazione di questo che è un momento centrale delle cerimonie pubbliche ci sia stato anche in quell’occasione”.
La Russa ha in qualche modo apprezzato la scelta del Va’ Pensiero: “E’ perfino più patriottico dell’Inno di Mameli e mi fa piacere che la Lega lo abbia scelto”. Quindi il ministro ha polemizzato con la sinistra: “Mi fa piacere che a scandalizzarsi sia la sinistra, la stessa che quando io ero un po’ più giovane quando cantavano l’Inno nazionale ci gridava dietro che eravamo fascisti. Ci hanno messo trent’anni a riconoscere l’importanza dell’inno, speriamo non ce ne mettano altri trenta per imparare le parole”.
