Appalti, bagni chimici, macerie sparite nel nulla: il terremoto a L’Aquila ha fatto girare tanti soldi, più o meno trasparenti. In un dossier dal titoloĀ “L’Isola Felice”, l’associazione Libera racconta cosa ĆØ successo davvero nella notte fra il 5 e il 6 aprile 2009.
La ricostruzione porta la firma di Angelo Venti e Repubblica ne anticipa alcuni stralci. Ā “La scossa delle 3.32 ha spazzato via quel velo di ipocrisia che copriva chi si ostinava a parlare ancora di questa come un’isola felice. Il rischio delle infiltrazioni non deve attendere l’inizio della ricostruzione, anzi arriva nelle prime ore insieme con la Protezione Civile e con un appalto sul modello di gestione dei Grandi Eventi”.
Per 3.600 bagni chimici, 79 euro al giorno ciascuno: la spesa totale è stata di 8 milioni al mese. Secondo Libera sarebbero arrivati molti più bagni chimici di quelli necessari: 1.600 in più, oltre 3 milioni e 800 mila euro al mese.
Poi, scrive Attilio Bolzoni, c’ĆØ l’affare delle macerie scoperto il 13 aprile 2009, giorno di Pasquetta, quando i ragazzi di Libera fotografano ruspe e camion che trasportano a Piazza d’Armi, zona militare interamente recintata. Le macerie e ogni sorta di arredi ed effetti personali vengono macinati dentro due macchine tritasassi.
“Ma lo smaltimento ĆØ anche un affare da decine di milioni di euro che scatena gli appetiti di speculatori e criminalitĆ .Ā Anche la vicenda della ditta che detiene la proprietĆ della ex Teges (ĆØ l’unica cava dove hanno rovesciato le macerie, ndr), la T&P srl, fa sorgere altre domande. Nel giugno 2009 la T&P vede l’ingresso di un nuovo socio con legami con diverse altre societĆ , tra cui l’aquilana Abruzzo inerti srl, partecipata a sua volta dalla romana Sicabeton spa, grossa azienda con interessi in Italia e all’estero”, scrivono quelli di Libera.
A coordinare la ricostruzione c’ĆØ la Protezione civile. Poi c’ĆØ il Progetto C. a. s. e.: “Ć la prima volta nella storia delle catastrofi italiane che la Protezione civile si occupa di ricostruzione sostituendosi agli enti locali. Quello degli alti costi del Progetto C. a. s. e. ĆØ un capitolo aperto, non si hanno dati completi delle spese effettive e non vi ĆØ accordo sui costi reali da conteggiare”. A giugno 2010, la Procura nazionale antimafia e la procura dell’Aquila però hanno iniziato le indagini “per accertare se i 2.700 euro a metro quadrato pagati sono rispondenti alla qualitĆ delle realizzazioni”.
In ultimo il dossier ripercorre le tappe di un caso di infiltrazione mafiosa. Ć il giugno del 2009 e si scopre che fra le ditte del movimento terra a Bazzano, c’ĆØ l’Impresa Di Marco srl di Carsoli: l’amministratore unico ĆØ Dante Di Marco, lo stesso della Marsica plastica srl coinvolta due anni prima in un’inchiesta dove era finito Massimo Ciancimino con i suoi soldi. Un’inchiesta che gli investigatori definirono “il primo caso conclamato di presenza mafiosa in Abruzzo”.
